Il Corriere del Veneto. Lo straordinario risultato ottenuto dal rieletto presidente Luca Zaia trascina il centrodestra a una schiacciante maggioranza di eletti in consiglio regionale, mai vista prima d’ora (quanto meno in epoca di Seconda Repubblica): 41 seggi contro appena 9 dell’opposizione. A questo dato eclatante si aggiunge il flop del M5s che, non avendo superato lo sbarramento del 3% nel voto di lista, resta addirittura escluso dalla ripartizione dei seggi. Altro elemento saliente di questa tornata regionale: sarà probabilmente merito della doppia preferenza di genere, fatto sta che le donne elette a palazzo Ferro Fini salgono a 17, contro le 10 della scorsa legislatura. Oltretutto, alcune tra loro hanno registrato degli autentici exploit nelle preferenze personali: Elena Donazzan (Fdi) 10.744, Sonia Brescacin (Lista Zaia) 8.833, Anna Maria Bigon (Pd) 7.471.
Il ricambio sui banchi del parlamentino veneto è notevole: metà degli eletti (25) entrano per la prima volta in consiglio regionale. Ventuno sono le riconferme, più tre assessori esterni dell’amministrazione uscente (Federico Caner, Cristiano Corazzari ed Elisa De Berti, tutti leghisti) che staccano il pass per l’assemblea. A proposito di assessori uscenti, l’unico della squadra di Zaia che ha mancato l’obiettivo della rielezione è Giuseppe Pan (Agricoltura), primo dei non eletti della Lega a Padova: per lui, rimane sempre la speranza di essere ripescato dopo le nomine di giunta.
Secondo la stima finale del professor Paolo Feltrin, dell’Osservatorio elettorale del consiglio regionale, la nuova maggioranza sarà composta da 24 eletti della Lista Zaia, 9 della Lega, 5 di Fratelli d’Italia, 2 di Forza Italia e uno della Lista Veneta Autonomia (più Zaia stesso). L’opposizione sarà formata da 6 consiglieri del Pd, uno della lista «Il Veneto che vogliamo» e uno della lista Europa Verde (più il candidato presidente Arturo Lorenzoni).
Quanto alle preferenze personali, il più votato in assoluto con 11.603 consensi è stato l’assessore Roberto Marcato, inserito nella lista della Lega a Padova. Molto vicino (11.251) gli è andato l’inaffondabile Stefano Valdegamberi, veronese di Badia Calavena, un passato da neodemocristiano con l’Udc e un presente da re delle preferenze nella Lista Zaia. Notevole anche l’affermazione personale dell’assessore uscente alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin (Lista Zaia): per uno che viene dalla provincia più piccola del Veneto per numero di elettori, Belluno, portare a casa più di 9.000 preferenze è davvero un grande bottino. A proposito di province piccole: a Belluno e a Rovigo l’opposizione è stata letteralmente cancellata. Entrambi i territori, infatti, hanno eletto (due più due) soltanto consiglieri zaiani.
Nel centrosinistra, ridotto ai minimi termini quanto a rappresentanza in consiglio, la palma del più votato va all’emergente consigliere vicentino Giacomo Possamai, recordman con 11.515 preferenze personali. Spiccano anche i 6.416 voti di Andrea Zanoni (Partito Democratico), autentica mosca bianca in una provincia di Treviso dove le liste collegate al governatore Zaia hanno sfiorato un mostruoso 80%, eleggendo 8 consiglieri su 9.
Alcune sfide personali si sono risolte con una lotta all’utima scheda: nella Lista Zaia a Treviso, Nazzareno Gerolimetto e Stefano Busolin (storico Zaia-boys) se la sono giocata voto a voto fino all’ultimissima sezione scrutinata, con sorpasso al fotofinish di Busolin 4.908 a 4.901 (ma il seggio balla ancora). Forza Italia porta due volti nuovi in consiglio: una è la padovana Elisa Venturini, già sindaco di Casalserugo, che dicono debba ringraziare soprattutto Marino Zorzato per le sue 6.500 preferenze (l’uscente Maurizio Conte, ex leghista, è finito molto indietro con 2.800); l’altro è il veronese Alberto Bozza, cioè il candidato sostenuto dall’ex sindaco Flavio Tosi, acerrimo nemico di Zaia.
Con un ricambio di eletti così ampio, inevitabilmente si contano alcuni caduti eccellenti sul campo della competizione elettorale. Il più noto è sicuramente Massimo Giorgetti (vedi box accanto ), per solito ras delle preferenze in provincia di Verona, che ha fallito la sesta elezione consecutiva in Regione, dov’era arrivato nel lontanissimo 1995. Oltre al già citato Conte, salutano Venezia i 5 Stelle al completo, alcuni leghisti di peso come il trevigiano Giampiero Possamai e il bellunese Franco Gidoni, il paladino degli autonomisti Antonio Guadagnini, un consigliere storico della sinistra come il polesano Graziano Azzalin. Non ce l’ha fatta a tornare in Regione, invece, Elisabetta Gardini, ex Forza Italia e ora volto assai noto di Fdi a Padova: gli elettori le hanno preferito a suon di preferenze l’ex presidente della Provincia, Enoch Soranzo.