Non solo contributivo per tutti e superamento delle anzianità con il meccanismo flessibile 63-70 anni. Il nuovo intervento sulla previdenza investirà anche le invalidità e le reversibilità.
Un passaggio in parte obbligato, perché previsto dalla delega assistenziale attualmente all’esame del Parlamento. Ma il piano che sta mettendo a punto il ministro Elsa Fornero è destinato a prevedere alcuni correttivi specifici. A cominciare da criteri maggiormente selettivi per l’attribuzione delle invalidità, con possibili riduzioni degli assegni nei confronti di chi gode già di altri trattamenti previdenziali e assistenziali, e da una sorta di scrematura delle reversibilità, tenendo conto del “monte-detrazioni”.
Il tema delle reversibilità, per la verità canonicamente attribuito alla previdenza e che si intreccia in buona misura anche con il funzionamento dei coefficienti di trasformazione dai quali dipende l’importo dei trattamenti, dal 2012 prevede già una novità, frutto di una vittoria parlamentare della Lega. Da gennaio scatta la stretta per i casi in cui il matrimonio «con il dante causa sia stato contratto» con soggetti di età superiori a 70 anni «e la differenza dei coniugi sia superiore a venti anni».
Il dossier al quale sta lavorando Fornero, che dovrebbe essere pronto entro la fine di questa settimana, dovrebbe prevedere anche alcune opzioni alle quali Monti potrebbe ricorrere già con la manovra correttiva in agenda per i primi giorni di dicembre: anticipo al 2012 del meccanismo sull’aggancio alla speranza di vita, immediato innalzamento della soglia di vecchiaia delle lavoratrici private, eventuale blocco di un anno della finestra di uscita dei pensionamenti. Tra le ipotesi anche un contributo di solidarietà sui fondi speciali Inps (quelli con trattamenti privilegiati). La riforma vera e propria dovrebbe invece essere varata nelle settimane successive (comunque entro dicembre) dopo un confronto con le parti sociali. Intanto arriva una proposta bipartisan, illustrata ieri da Enrico La Loggia (Pdl), Linda Lanzillotta (Api), Walter Vitali (Pd) e Mario Baldassarri (Fli), presente anche Renato Cambursano (Idv), sull’introduzione di un meccanismo flessibile di uscite da 62 a 69 anni con incentivi e disincentivi insieme ad altri interventi (dalla patrimoniale alle dismissioni).
Si diceva dell’intreccio della reversibilità con i coefficienti di trasformazione, vale a dire quei fattori che sono il reciproco dell’aspettativa di vita e a cui andrà moltiplicato il montante contributivo per determinare l’assegno pensionistico. Il diritto alla pensione del superstite è per definizione legato anche ai coefficienti, che verranno aggiornati, oltrechè sull’andamento del Pil, anche sulla base delle probabilità di sopravvivenza per singola età e genere, delle probabilità di lasciare famiglia per singola età e genere e dei differenziali di età tra i coniugi al decesso, distinti per singola età del dante causa. L’istruttoria Istat-Lavoro-Economia per la revisione dei coefficienti si completerà entro il prossimo febbraio; allora si saprà in che modo questa delicata revisione si intreccerà con le scelte legate all’attuazione della delega fisco-assistenziale.
Ilsole24ore.com – 23 novembre 2011