Da ieri, i piatti preparati da mamme e papà sono ufficialmente entrati nelle mense scolastiche. È accaduto ad esempio alla scuola Kennedy, periferia Ovest di Torino, dove 30 bambini su 541 si sono presentati con le borse frigo piene di panini, tranci di pizza, insalate e in alcuni casi anche piatti di pasta caldi. Seduti in refettorio tra i compagni, hanno affermato la forza di un diritto sancito pure dalla Costituzione: quello al “panino libero”.
Basta con l’obbligo di servirsi alla mensa. Proprio poche ore prima che il pasto “domestico” facesse il suo esordio, il tribunale di Torino ha emesso una nuova sentenza: «Il diritto allo studio è riconosciuto dall’articolo 34 della Costituzione, che lo declina, in primo luogo, attraverso la previsione di obbligatorietà e gratuità dell’istruzione inferiore per almeno otto anni. La gratuità dell’istruzione è un principio assoluto e in alcun modo relazionato al reddito dei soggetti che devono fruirne. È quindi evidente che subordinare il diritto allo studio all’adesione a servizi a pagamento viola il dettato costituzionale», scrivono i giudici. Dunque, non si può imporre un servizio a pagamento nella scuola dell’obbligo. Chi non vuole mangiare a mensa può portarsi il pranzo da casa, sotto la responsabilità della famiglia.
A giugno 58 genitori si erano già visti riconoscere lo stesso diritto dalla Corte d’appello di Torino. Ieri il tribunale ha accolto le richieste di un altro gruppo di famiglie che chiedeva di estenderlo a tutti. A nulla sono valsi i ricorsi del ministero dell’Istruzione, a nulla le polemiche sulle tariffe troppo alte e sulla qualità del cibo. Il nuovo pronunciamento sembra così granitico da non lasciare margini alla speranza che possa essere presto ribaltato. Forse dalla Cassazione, ma non prima di qualche mese, quando la corte si pronuncerà sul ricorso originario.
Dunque, quest’anno le scuole torinesi dovranno garantire il diritto al pasto da casa. Non solo: «I bambini devono mangiare tutti insieme nello stesso locale, sotto la sorveglianza dei docenti — dice l’avvocato che difende le famiglie, Giorgio Vecchione — . La mensa è un momento formativo, non può dare origine a discriminazioni». Ora però a Torino regna l’anarchia. Il Comune ha già chiarito che il “sistema misto” scatterà il 3 ottobre, ma in questi giorni le scuole stanno improvvisando e alcune non permettono ancora di portare il cibo da casa. Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte, invoca una legge: «Bisogna colmare il vuoto normativo evidenziato dalla magistratura. Il tema dei costi troppo alti non può essere affrontato smontando una conquista raggiunta negli anni».
Repubblica – 14 settembre 2016