La Stampa. Portare le cure a bordo letto del paziente e potenziare la grande assente nella lotta alla pandemia: la sanità territoriale. Ma prima ancora accelerare sui vaccini, sfruttando ogni luogo e mobilitando tutti, protezione civile, forze armate, volontari. Che è poi come voler dire: ridimensioniamo il ruolo del commissario Arcuri. Il piano sanità del governo illustrato da Draghi al Senato si muove lungo queste direttrici.
«Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base: case e ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria», specifica il neo premier. Aggiungendo che «la casa come principale luogo di cura è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata». Tutte cose alle quali ha già pensato il confermato ministro della Salute, Roberto Speranza, firmando il capitolo sanità del Recovery, che a questo punto potrebbe avere in dote anche qualcosa in più dei 19, 7 miliardi su 209 sin qui assegnati.
Le Case di comunità saranno 2. 564, una ogni 24. 500 abitanti, da realizzare per garantire assistenza a 13 milioni di pazienti cronici, facendo lavorare a braccetto medici di famiglia, pediatri, specialisti ambulatoriali e infermieri. Dei maxi ambulatori, con orari di apertura estesi, che dovranno fare anche da collante con l’assistenza di tipo sociale.
Gli ospedali di comunità dovranno invece assistere quei pazienti che pur non avendo più bisogno dell’ospedale, non possono però nemmeno essere assistiti in casa. In tutto 753 strutture intermedie nuove di zecca, con un bacino di utenza di 80 mila abitanti ciascuna.
Per potenziare la telemedicina si pensa invece di creare 575 centrali di coordinamento e di dotare 51 mila medici e professionisti della salute di kit tecnologici digitali per diagnosi e assistenza a distanza. L’assistenza domiciliare, per la quale l’Italia è fanalino di coda in Europa, sarà rafforzata grazie a 9. 600 infermieri di famiglia, che andranno a casa dei cronici per verificare l’aderenza alle terapie e valutare se servano controlli o ricovero.
Sui vaccini Draghi è stato chiaro: «La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre la possibilità che sorgano altre varianti». Quindi mobilitare, tutti, in primis le migliaia di strutture della protezione civile presenti in tutti i comuni. Ma si farà ricorso anche a centri fieristici e congressuali, palazzetti dello sport e qualsiasi struttura pubblica o privata già disponibile. «Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso non ancora pronti» ha detto il neo presidente del Consiglio. Facendo così capire che non sbocceranno più le 1.100 primule di Arcuri da 450 milioni. Draghi pensa però anche ad estendere la produzione dei vaccini, affidandola ad aziende farmaceutiche diverse da quelle detentrici del brevetto. Ci vorrà tempo per riconvertire gli impianti, ma anche tra sei mesi la mossa potrebbe rivelarsi vincente, visto che il vaccino andrà ripetuto nel 2022.
«Draghi ha colto tutti i punti cruciali. Siamo sulla buona strada per ricostruire la sanità e il Paese», commenta il presidente dell’Ordine dei medici, Filippo Anelli. Una promozione a pieni voti incassata ieri da tutte le categorie del comparto sanità. —