Il fenomeno del bracconaggio è in aumento. L’ultima stagione venatoria ha registrato il 28,8 percento in più dei reati rispetto all’anno precedente. E Brescia resta maglia nera in Italia: in provincia si sono concentrati il 12 percento dei reati scoperti sul suolo nazionale. I dati (che vanno dall’ 1 febbraio 2014 al 31 gennaio 2015) sono stati pubblicati dal Cabs (Committee against bird slaughter) in collaborazione con la Lac (Lega abolizione caccia) nella quarta edizione del «Calendario del cacciatore bracconiere».
Presto l’infrazione europea
Il bracconaggio in Italia è stato oggetto recente dell’apertura di un Pilot (una richiesta di informazioni che precede la procedura d’infrazione) da parte della Commissione europea, allarmata dall’alto tasso di uccisioni illegali che si verificano nella nostra penisola. Una strage che ha visto l’abbattimento di un orso marsicano a Pettorano sul Gizio ma anche di 23 lupi (13 uccisi a fucilate, 7 con veleno e 3 con i lacci). Fra gli uccelli abbattuti 2 aquile reali, 4 astori, 8 falchi pellegrini, 1 lanario, 1 smeriglio, 2 falchi pescatori, oltre a decine di falchi di palude, poiane, gheppi e falchi pecchiaioli. «Ovviamente questa lista non è che la punta di un immenso iceberg: per un animale rinvenuto morto, altre centinaia vengono recuperate dai bracconieri o non vengono mai rinvenute» riferisce Graziella Zavalloni, presidente della Lac.
Il 78% dei reati commessi da cacciatori con licenza
Il 78% dei reati sono stati commessi da cacciatori in possesso di licenza di caccia: «Quegli stessi che amano dirsi sentinelle della natura, ma che poi nei boschi non indugiano a sparare ad animali rari e protetti» aggiunge Zavalloni. Gli illeciti venatori sono commessi durante la stagione di caccia e il 58% nei mesi di settembre, ottobre e novembre, ovvero quando gli uccelli che hanno nidificato nel nord Europa attraversano l’Italia per raggiungere luoghi più caldi.
Brescia maglia nera, tra le regioni la peggiore è la Campania
La provincia con maggiore attività di bracconaggio (denunciato) resta Brescia (12%), dove tra Valtrompia e Valsabbia sopravvivono metodi di caccia totalmente illegali (archetti e reti); seguono Salerno (8%), Reggio Calabria (7%) e Cagliari, Ragusa, Caserta e Foggia con il 4%. A livello regionale la Campania (18%) ruba il primo posto alla Lombardia (16%), seguita da Calabria (11%), Sicilia (10%), Puglia, Toscana e Sardegna. Interessanti dati emergono anche sul fronte degli organi di vigilanza. Il più grande dinamismo nell’antibracconaggio è stato mostrato dalle guardie venatorie volontarie delle Ong italiane (Cabs, Enpa, Lac, Legambiente, Lipu, Wwf) la cui iniziativa ha portato alla denuncia di ben 546 persone (38% del totale). Forte l’azione di contrasto anche del Corpo forestale dello Stato.
13 febbraio 2015 –Corriere.it