Meglio tardi che mai. Il Senato della Repubblica quest’anno peserà un filo di meno sulle spalle degli italiani: nel 2012 palazzo Madama dovrebbe assorbire 542 milioni contro i 546,3 spesi nel 2011. Questo almeno è quello che prevede il bilancio preventivo appena approvato dai senatori prima delle ferie estive.
Il segnale lanciato sul fronte dei tagli ai costi della politica resta però ancora flebile: il calo del costo del Senato è inferiore ai 5 milioni, pari a una riduzione inferiore all’1% e contemporaneamente una dozzina di voci, tra le quali quella delle «uscite per il cerimoniale», rimangono caparbiamente in aumento, fino al 79% in più.
E tuttavia l’inversione di tendenza non va sottovalutata poiché è la prima volta dal dopoguerra che il Senato spenderà una cifra assoluta inferiore a quella dell’anno precedente. Non solo. Poiché ogni anno accade che palazzo Madama spenda 12/15 milioni in meno rispetto a quanto preventiva è possibile che a fine 2012 il risparmio sia più consistente, con spese complessive che dovrebbero attestarsi attorno a quota 530 milioni. «Si dovrebbe tornare così al livello del 2008 – sospira il senatore Pd Marco Striadotto, segretario d’aula, che ha pubblicato su Twitter l’intero bilancio – Purtroppo molti capitoli, a partire dalle pensioni, restano incomprimibili».
Nella parte del bicchiere mezzo pieno spicca soprattutto una voce: la sforbiciata agli stipendi dei senatori. I 320 parlamentari di palazzo Madama, senatori a vita compresi, nel 2011 sono costati agli italiani 48,5 milioni che quest’anno scenderanno a 43,5. Il calo è consistente, pari all’11,3%, anche se non bisogna dimenticare le diarie e i rimborsi che viaggiano sempre intorno ai 21 milioni con una lievissima limatura dello 0,73%.
Il bicchiere resta mezzo vuoto, invece, su parecchie voci di spesa come quelle destinate alle cerimonie e alla rappresentanza. Il Senato ha messo in bilancio quasi 2 milioni e mezzo (+10,7%) per questo capitolo che comprende anche non meglio specificate attività interparlamentari. Si tratta di 265 mila euro in più rispetto al 2011. In percentuale l’aumento più alto (+79%) è quello per le commissioni d’indagine per le quali, però, pare che la Camera l’anno scorso abbia anticipato alcune spese che quest’anno il Senato è chiamato a rimborsare. Molto forte (+27%) è anche l’incremento di una voce generica come quella dei «contributi e sussidi» che assorbe 1,8 milioni. E appare senza freni anche la spesa per «ricerche» per la quale se ne andranno ben 443 mila euro più del 2011 nonché quella per la manutenzione straordinaria (+16,6%) per la quale sono destinati 849.957 euro in più.
All’evidenza, dunque, emergono cuscinetti di grasso sui quali si potrebbe incidere con maggiore forza. Ma il bilancio del Senato mette in evidenza anche una serie di macro-storture sulle quali è difficile usare il bisturi.
La voce di spesa decisamente più pesante, infatti, è quella delle pensioni che quest’anno assorbiranno il 34% delle uscite complessive contro il 31,8% di quelle del 2011. A sorpresa non è l’esercito degli ex senatori il principale beneficiario della previdenza di palazzo Madama. No. Ben 107 milioni, infatti, (8 milioni in più sul 2011) andranno al «personale in quiescienza». Mentre i vitalizi per gli ex parlamentari assorbiranno «solo» 77 milioni (+2,1 milioni sull’anno scorso).
Per gli stipendi dei 901 dipendenti del Senato, in costante ma lentissima diminuzione, nel 2012 saranno spesi 164,7 milioni. Si tratta di circa 14 milioni in meno rispetto all’anno scorso ma ogni lavoratore costerà in media, contributi compresi, la bellezza di 148.800 euro annui, Mentre l’indennità media annua di ogni senatore (rimborsi esclusi) ammonterà a 136.203 euro.
Il Messaggero – 14 agosto 2012