La congiura del tasso di contagio schizzato al 36%, come ai tempi della peste del 1630 a Venezia che fulminò un terzo della popolazione. La statistica non poteva fare uno scherzo peggiore a Luca Zaia, per farlo traballare dal trono del governatore più efficiente d’Italia nella lotta al Covid. La notizia è stata battuta dall’Ansa la mattina di Natale: “5.010 casi positivi su 13.776 tamponi molecolari hanno fatto schizzare il tasso di positività al 36,3%, tre volte di più della media nazionale che è al 12,5%”. Possibile? Certo.
IL DATABASE DI ROMA Perché nel database della Protezione civile a Roma non sono stati caricati i 40 mila tamponi antigenici, la “grande rete da pesca” nel mare degli asintomatici per individuare i positivi in 15 minuti che ha fatto del Veneto un modello in Italia. Fin dai tempi di Vo’, con la lezione del contact tracing impartita dal professor Andrea Crisanti, convinto sostenitore del test molecolare, l’unico validato dall’Iss. Zaia ha preso un’altra strada: quella dell’antigenico molto più rapido e meno sicuro che il Cts di Agostino Miozzo esclude dal data base. E se l’Rt ufficiale è attorno all’1,2 pari a 12 casi su 100 è solo grazie all’abilità del governatore e del suo staff che negoziano con il ministro Speranza i 21 parametri che hanno regalato al Veneto due mesi di zona gialla. Con effetti disastrosi per la diffusione della pandemia. Se tutto fila liscio bisogna solo ringraziare i medici e gli infermieri.
LA RIVINCITA DI GALLERA Il dato anomalo viene ogni sera sottolineato dal presidente dell’Iss Brusaferro, che bacchetta il Veneto. Ieri alle 18.30 c’è stato il bis: 12.851 test molecolari con 3.337 positivi pari al 25,97% in Veneto mentre la Lombardia su 4.901 tamponi ha solo 466 positivi, pari al 9,5%. Quando un Doge cade dal trono in laguna il rumore si sente fino a Milano e rimette le ali dell’orgoglio addirittura a Giulio Gallera, il braccio destro di Attilio Fontana, sommersi dalle critiche per il disastro della fase 1 in Lombardia. “Nella prima ondata in Veneto sembravano essere stati i più bravi, ma oggi non hanno fatto esperienza di quanto accaduto in altre regioni come la Lombardia. Loro non hanno subito la violenza del virus che ci ha colpiti alle spalle. Oggi il Veneto ha il 36% di positivi sui tamponi e vuol dire che non ha fatto tesoro di quanto accaduto altrove”.
Gallera sale in cattedra, in serata corregge il tiro ma dimentica i 24.818 morti e 471 mila infettati in Lombardia contro i 6.076 deceduti e 241.902 contagiati in Veneto da febbraio.
LA DIFESA DEL GOVERNATORE Da Treviso, Zaia rialza la testa con tono dimesso: “Ieri è stata diffusa la notizia che il Veneto ha il 36% di tamponi positivi: la verità è che noi facciamo molti test molecolari e rapidi ma se tutti i positivi vengono caricati solo sui molecolari risulta una percentuale alta. Purtroppo la norma scritta a febbraio prevede che il tasso di positivi si calcoli sui molecolari, perché all’epoca non c’erano i rapidi, comparsi d’estate. Il Ministero ha detto che modificherà questo guaio”.
IL CONFRONTO A QUATTRO Insomma, è sempre colpa di Roma. Speranza lo sta dicendo da settimane ma il database non cambia e l’errore è destinato a pesare perché la statistica si regge su valori omogenei. Veneto, Emilia, Lazio e Campania hanno una popolazione che si aggira sui 5 milioni di abitanti e in materia di tamponi molecolari i dati sono questi: 3.219.624 per Zaia e 1.989.495 per De Luca. Poi 2.502.232 test per Bonaccini e 2.646.199 per Zingaretti. Verrebbe da dire: ragionateci un po’ sopra per capire chi dà la caccia al Covid.
LE REAZIONI POLITICHE Il Pd fa sentire la sua voce: “La “variante inglese” non è una specificità veneta, come la narrazione di Zaia fa intendere. E non basta, da sola, a raccontarci il motivo del boom del tasso di contagio al 36% sotto Natale. La certezza di questo nesso, evidenziato dalla Regione, viene messo in dubbio dall’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola. Servirebbe invece da parte di Zaia il riconoscimento che la situazione in Veneto è grave”. Dello stesso avviso anche Elena Ostanel: “In tanti hanno scritto al ministro Speranza per chiedere di intervenire. Anche il Veneto che Vogliamo lo ha fatto, sollecitando il governo a prendere una posizione a tutela della nostra salute. Ci auguriamo che il ministro Speranza risponda”.
Il Mattino di Padova – Albino Salmaso