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Il Veneto e i fondi Ue sprecati. «Metà tornerà Bruxelles»

Dalla banda larga all’energia, troppi errori nell’utilizzo. Seduta europea in consiglio. Ciambetti: «Lavoriamo per colmare il gap»

Soldi usati poco e male. Bandi scritti in modo incomprensibile. Progetti zoppi che si rivelano inutili. E’ un quadro da tregenda quello tratteggiato ieri in aula dal presidente della commissione per gli Affari europei Nereo Laroni nel corso della seduta dedicata ai rapporti tra il Veneto e Bruxelles. Ed è bene ricordare che Laroni è uomo della maggioranza, sponda Pdl. Tralasciando la prima parte della seduta, tutta incentrata sull’adeguamento delle norme regionali a quelle dell’Unione (una faccenda assai tecnica che pure suscita una domanda: perché la Regione ottempera con solerzia alla direttiva sugli uccelli, dibatte con foga su quella dedicata ai maestri di sci e non si adegua invece in fretta a quella sui pagamenti entro 60 giorni?), la maggior parte del dibattito si è dipanata sull’uso dei fondi che l’Europa mette a disposizione del Veneto e che il Veneto proprio non riesce ad utilizzare come dovrebbe.

Un tema su cui Laroni batte e ribatte da tempo e che chiama in causa non soltanto Palazzo Balbi, ma l’intero «sistema Veneto», imprese comprese. «Non Laroni ma il Comitato di valutazione composto dai tecnici del governo e dell’Unione ci dice che l’indice di utilizzo dei Fondi Por e Fesr da parte della nostra Regione è inferiore al 50%» spiega il presidente Pdl, ricordando che qui, nei 7 anni di programmazione 2007-2013, sono arrivati la bellezza di 2,2 miliardi di euro e che i denari non utilizzati torneranno alla scadenza nelle casse di Francoforte. «Il comitato esprime molte perplessità e non si può davvero dargli torto. Due esempi per tutti. Il primo è l’investimento fatto sulla banda larga: abbiamo speso 32 milioni per creare le autostrade informatiche, salvo poi scoprire che molte utenze non sono collegate perché, per come abbiamo impostato il progetto, il pubblico non può arrivare fin nelle case e nelle imprese, perché incapperebbe in un aiuto di Stato vietato dall’Ue, e le società di gestione non hanno soldi da investire nel collegamento finale. Dunque le dorsali di banda larga sono in alcune aree sostanzialmente inservibili, si pensi alla zona industriale di Padova.

Il secondo esempio è il bando emanato per lo sviluppo di nuove fonti energetiche – prosegue sconsolato Laroni – un bando scritto talmente male, che è andato deserto». L’altro fronte aperto dal libero pensatore del Pdl è quello della scarsa capacità del Veneto di partecipare all’assalto ai soldi gestiti direttamente dall’Europa: 59,5 miliardi di euro. Grazie anche ad alcune classifiche messe a punto dall’Osservatorio regionale sulla spesa (le potete leggere qui sopra), appare evidente come il Veneto non riesca a tenere il passo non solo delle più avanzate regioni d’Europa, dall’Île-de-France al Nord Reno-Westfalia alla Catalogna (quelle, per intendersi, con cui si vantava di competere l’ex governatore Giancarlo Galan) ma neppure con le principali regioni d’Italia, dal Lazio alla Lombardia passando per la Toscana e l’Emilia. «Siamo lontani sia per numero di progetti presentati, sia per contributi ottenuti che nell’indice di performance dedicato alla capacità di attrazione degli investimenti – chiude Laroni -. E questo anche a causa di una struttura evidentemente troppo leggera, sottodimensionata, rispetto a quella che si dovrebbe avere in Regione per aggredire al meglio i fondi europei.

Ci sono casi di imprese venete costrette a partecipare ai bandi con la Slovenia o l’Austria per riuscire ad avere qualche chance di farcela». Dall’altra sponda del Canal Grande replica l’assessore al Bilancio Roberto Ciambetti: «Dai dati in mio possesso, mi risulta che il Veneto sia la terza regione italiana per utilizzo dei fondi Fesr, per cui anche se ci sono sempre margini di miglioramento, la situazione non è così disastrosa come si vorrebbe far credere. La banda larga e l’energia? E’ vero, ci sono stati dei problemi. Li farò presenti ai miei colleghi di giunta. Quanto al gap nella conoscenza delle opportunità offerte da Bruxelles, stiamo provando a colmarlo da un anno e mezzo a questa parte con dei seminari dedicati agli stakeholders che stanno riscuotendo un notevole successo».

Il Mattino di Padova – 28 giugno 2012

 

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