Il Veneto ha il record di contagi e tamponi Zaia: guardia alta ma dico no alle chiusure. In rianimazione tre cinquantenni privi di vaccino. Sequenziati 85 casi di variante Delta, «Nessuna criticità ospedaliera». I giovani asintomatici bersaglio e veicolo del virus. 23 anni l’età media dei positivi
Filippo Tosatto, Il Mattino di Padova. Il cartello sventolato da Luca Zaia in apertura di briefing segnala 254 nuovi contagi, record di giornata davanti a Lombardia (241) e Sicilia (174), a conferma di una risalita epidemiologica in atto. «Gli assembramenti e il calo generalizzato d’attenzione danno il loro effetto», commenta il governatore, lesto a prospettare il bastone e la carota nell’immediato futuro: «Ricordo che, rispetto ai 26 mila tamponi effettuati, l’incidenza è dello 0,97% appena e i positivi sono pressoché tutti asintomatici. Tuttavia, se in Italia il numero dovesse crescere in modo pauroso si rischia di chiudere il Paese in quarantena».
ANTICORPI E ANDAMENTO DEI RICOVERI Sotto accusa, manco a dirlo, la variante Delta in rapida diffusione: «Secondo gli esperti è estremamente trasmissibile, oggi ci si infetta con più velocità, ma si rischia di meno di essere ricoverati in ospedale perché il vaccino si rivela uno scudo efficace». A proposito di degenze: «In rianimazione, nelle ultime quarantott’ore, sono entrati tre cinquantenni colpiti dal Covid e non vaccinati. Due di essi sono in cura al Borgo Trento di Verona, nessuno è in condizioni critiche né richiede terapie invasive tipo casco per l’ossigenazione. In area medica, invece, troviamo anche qualche paziente che ha ricevuto la prima dose, sarà importante verificare la tempistica, apprendiamo dagli immunologi che l’organismo sviluppa gli anticorpi entro tre settimane».
LE REGIONI E IL PARAMETRO DEL RISCHIO Morale provvisoria della favola? Il diffondersi dell’infezione riaccende il timore di restrizioni e divieti previa riclassificazione (la prossima è in programma venerdì) delle zone di rischio epidemiologico… «Abbiamo raccomandato mille volte di tenere alta la guardia ma sarebbe inaccettabile tornare alle chiusure in presenza di un’ondata che, nel 99% dei casi, non dà sintomi più gravi di un raffreddore. Siamo entrati in una nuova fase che va interpretata con equilibrio: il vero metro, il criterio che abbiamo proposto al Governo insieme a tutte le altre Regioni, è quello del tasso di occupazione ospedaliera cioè del flusso dei malati che ad oggi in Veneto non genera alcuna criticità, anzi, appare del tutto sostenibile». Nel frattempo la sanità si limiterà alla conta? «No di certo, sul terreno della prevenzione siamo i primi per numero di tamponi, ne eseguiamo ogni giorno 437 per 100 mila abitanti contro i 420 dell’Umbria che è seconda e i 358 del Lazio, terza. La media nazionale è 241, noi ne facciamo il doppio perché vogliamo monitorare la circolazione virale e garantire il tracciamento puntuale dei contatti».
L’ASSESSORE LANZARIN PUNTUALIZZA Annuisce convinta l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin – «La tenuta del nostro sistema di assistenza e cure non è in discussione» – mentre la direttrice del dipartimento Prevenzione traccia un identikit dei nuovi bersagli – e veicoli ignari — del contagio: «Rileviamo un’età mediana di 22-23 anni, i giovani sono più esposti perché viaggiano, hanno più intensi contatti sociali e si vaccinano in percentuale assai ridotta. Viceversa gli anziani, e soprattutto gli over 80, sono protetti per oltre il 95%, lo dimostra il crollo di ricoveri e decessi», le parole di Francesca Russo. Che volge lo sguardo alle fatidiche varianti e in primis all’indiana, quasi raddoppiata rispetto alla rilevazione precedente: «I casi Delta sequenziati dall’Istituto Zooprofilattico sono saliti a 85, 52 quelli di alfa-inglese, 12 riguardano la brasiliana-gamma e 2 la kappa».
BIGON RIVELA: SONO 826 I MEDICI NO VAX La strada maestra? «Rafforzare la copertura vaccinale, unico strumento capace di ridurre ad epidemia la pandemia, e promuovere comportamenti corretti». A cominciare dai medici, verrebbe da dire: sono ben 826, tra ospedali e ambulatori, i camici bianchi pubblici e privati tuttora privi di vaccino, con un picco vistoso nell’Ulss 9 di Verona. A rivelarlo è la tenace Anna Maria Bigon, consigliere del Pd e vicepresidente della commissione Sanità, che ha diffuso le cifre ufficiali fornitele dal direttore Luciano Flor previa richiesta di accesso agli atti. Un fronte del rifiuto ampio e articolato che non autorizza sonni tranquilli.