Dal 2010 un calo di circa il 9 per cento a dispetto dell’aumento delle prescrizioni. Bacchini (Federfarma): «Da tempo chiediamo al ministero di assegnarci anche la distribuzione di quei rimedi costosi che tuttora sono erogati solo in ospedale con disagio per i cittadini»
Dal 2010 al 2011 la spesa farmaceutica netta in Veneto è calata del 9 per cento circa, passando da 769.611.942 euro a 698.018.953, con un risparmio per le casse della Sanità pubblica regionale di euro 71mln e 592.989 euro. Tutto questo a fronte di un aumento del numero delle ricette che sfiora il 2 per centi: nel 2010 le ricette erano state 38.995.502 contro le 39.722.644 del 2011. Non solo, il Veneto si pone al primo posto nella graduatoria nazionale in rapporto alla differenza tra la spesa netta e il numero di ricette (escluse le regioni Puglia, Calabria, Campania interessate da piani di rientro dal deficit particolarmente drastici a causa del percorso poco virtuoso adottato negli ultimi anni).
Il Veneto si conferma non solo una delle regioni più virtuose in merito al contenimento della spesa pubblica farmaceutica (-12,7 per cento dal 2007 al 2011) ma continua anche sulla via del risparmio. Questo grazie anche all’impegno dei farmacisti che permettono il monitoraggio della spesa attraverso l’invio quotidiano e gratuito di dati al Ministero della Salute e grazie anche, all’informazione, promozione ed educazione sull’utilizzo del farmaco equivalente o generico, fin dal 2001 anno della sua uscita in Italia, portandone l’uso attuale al 15 per cento circa rispetto alla totalità del farmaco (dato però ancora inferiore agli altri Paesi europei).
Fra i principi attivi più prescritti ci sono il lansoprazolo (cura della gastrite), il ramipril (contro l’ipertensione) e l’acido acetilsalicilico (l’aspirina), mentre al primo posto tra i principi attivi a maggior spesa in Veneto troviamo l’atorvastatina calcio triidrato (contro il colesterolo) che nonostante registri un’incidenza di spesa del 4,35 per cento sul totale veneto ha visto un calo rispetto al 2010 che sfiora il 10. A livello nazionale la spesa farmaceutica territoriale nel 2011 si è attestata al di sotto del tetto di spesa programmato del 13,3 per cento (compresi i piani di rientro drastici di cui accennato sopra) sul Fondo sanitario nazionale.
«I dati registrati dalle 1.200 farmacie territoriali venete risultano tanto più significativi se si considera che, di contro, la spesa farmaceutica ospedaliera è in costante aumento come confermano i dati recentemente diffusi dall’Agenzia Italiana del Farmaco. L’Aifa ha espresso preoccupazione per l’andamento di questa spesa che continua ogni anno a sforare il tetto di spesa programmato e ha prodotto nel solo 2011 un disavanzo di 1 miliardo e 230 milioni di euro a livello nazionale», dice Marco Bacchini, portavoce di Federfarma Veneto, l’Unione dei titolari di farmacia. «Il monitoraggio e le relative strategie di contenimento della spesa farmaceutica pubblica extra ospedaliera sono possibili grazie ai dati che dal 1999 Federfarma con le sue 16mila farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, raccoglie ed elabora quotidianamente. I farmacisti territoriali in forma totalmente gratuita seppure assai impegnativa dal punto di vista dell’elaborazione, inviano, dunque, al Ministero della Salute in tempo reale i dati della spesa farmaceutica e fino ad ora, inoltre, in totale assenza della ricetta elettronica che in futuro costituirà un ulteriore strumento di trasparenza e di verifica della spesa e della prescrizione».
Prosegue: «Da tempo e anche recentemente Federfarma ha proposto al Ministero della salute di distribuire attraverso le farmacie tutti quei farmaci particolarmente costosi che ancora adesso, anzi sempre più, vengono distribuiti direttamente dalle strutture ospedaliere creando disagio ai cittadini e difficoltà nel controllo della spesa, nonché una promiscuità comunque non positiva, fra distribuzione ospedaliera e territoriale dei farmaci. Per Federfarma la distribuzione da parte delle farmacie del territorio di questi farmaci, la cosiddetta Dpc, distribuzione per conto, porterebbe a maggiore vantaggio ai pazienti e totale trasparenza dei relativi costi».
L’Arena – 23 giugno 2012