La virologa Ilaria Capua, deputata di Scelta Civica: «Monti? Modi sbagliati, così ha colpito noi fedeli». «Sa cosa le dico?». Prego, onorevole. «Che da quando sono in Parlamento, cioè da febbraio di quest’anno, ho imparato una cosa: che se con i virus era difficile fare previsioni, con la politica è proprio impossibile».
Ilaria Capua, 47 anni, virologa di fama mondiale, eletta alla Camera con Scelta Civica, parla al telefono da Roma: la voce trasmette la consueta, scientifica, schiettezza; questa volta, però, è evidente una nota di stanchezza).
Vuole dire che non si aspettava le dimissioni del presidente Mario Monti?
«Diciamo che queste dimissioni sono arrivate prima e in maniera diversa da come mi aspettavo».
Pensa che il professore abbia fatto bene a lasciare? Cosa gli ha detto?
«Sono convinta che ognuno debba fare i conti con se stesso. Sì, gli ho parlato. Gli ho detto che con questo suo gesto lui se l’è presa con gli undici senatori e con le persone che gli hanno giocato contro; ma che in realtà, all a fine, chi ci rimette davvero siamo noi, i suoi fedelissimi. E che quindi io avrei fatto in un altro modo».
Che idea si è fatta di quello che è successo?
«Secondo me c’era una trama predeterminata per creare un polo alternativo. Trama che era chiara solo ad alcuni; non certo a me. Una cosa brutta, che in un partito come il nostro non doveva succedere. Scelta Civica dovrebbe essere all’insegna della trasparenza, della chiarezza e della serietà…».
Qualcuno non ha rispettato questi canoni?
«La fuga laterale di Pier Ferdinando Casini e Mario Mauro penso che si commenti da sola. Due persone che appartengono alla politica…».
Ma non lo sapevate sin dall’inizio?
«Con il senno di poi tutto è facile. Io non conoscevo personalmente Casini e Mauro. Certo, nella vita, finiscono male i matrimoni; figuriamoci le alleanze professionali. Comunque per Monti è stato un colpo duro. E noi abbiamo subito l’onda d’urto».
Monti, invece, che persona è?
«Una persona per bene, solida; ma forse un po’ rigida, che non scende a compromessi e che alla fine viene tritata dal sistema».
Ma lei ora cosa farà?
«Sono in parlamento e voglio rispettare il mandato degli elettori. Vorrei che questo non si perdesse. Però…»
Però?
«Non sono a Roma per scaldare una sedia. Finché ci sarà un ruolo per me e il partito conterà ancora qualcosa, rimarrò. Altrimenti potrei andarmene prima della scadenza dei termini».
Che ruolo si vede? E che ruolo dovrebbe avere il partito?
«Sono entrata in questo progetto, così come altri miei colleghi, come professionista di alto profilo, che vuole portare la propria competenza a beneficio del Paese, in uno spirito riformista. Questa è la missione. Intanto, l’altro giorno, ho mandato un tweet dicendo che alcuni esponenti di Scelta Civica stanno dando il peggio e che in questa fase occorre moderare le dichiarazioni. Ora dobbiamo concentrarci sui temi importanti: dobbiamo lavorare al Dl sull’istruzione e la ricerca…»
È ancora convinta di non ricandidarsi?
«Sì, su questo non ho dubbi. Non ho nessuna intenzione di candidarmi, nè a Roma, nè alle Comunali o alle Regionali. Questa esperienza ha avuto costi notevoli sul mio equilibrio e sulla mia famiglia».
Giovanni Viafora – Corriere del Veneto – 24 ottobre 2013