Al termine di un Consiglio dei ministri fiume durato oltre sei ore, il governo ha dato il via libera al decreto legge che consentirà la ripresa dell’attività produttiva all’Ilva di Taranto.
Il provvedimento recepisce le indicazioni emerse nel corso dell’incontro tra l’esecutivo Monti, parti sociali, amministratori locali e vertici aziendali del 29 novembre scorso e stabilisce che «la società abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità dell’Aia (l’Autorizzazione integrata ambientale, rilasciata dal ministero dell’Ambiente il 26 ottobre scorso, ndr).
Il sequestro e la confisca dell’autorità giudiziaria, quindi, non impediranno all’acciaieria di procedere con gli adempimenti ambientali, si sottolinea nella nota. Qualora però non venga rispettato il piano di investimenti necessari alle operazioni di risanamento, il provvedimento introduce un meccanismo sanzionatorio che si aggiunge al sistema di controllo già previsto dall’Aia. A tale scopo sarà anche nominato un Garante della vigilanza che potrà proporre «misure idonee», tra cui provvedimenti di amministrazione straordinaria in caso di criticità, ha spiegato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini.
«Qualcuno l’ha chiamato decreto “Salva Ilva” ma io parlerei di decreto “salva ambiente, salute e lavoro”», ha esordito il presidente del Consiglio Mario Monti, precisando che il testo è blindato dal punto di vista della sua effettiva applicazione. Nella nota, inoltre, si sottolinea ulteriormente che la decisione presa oggi «consente un cambio di passo importante verso la soluzione delle problematiche ambientali, il rispetto del diritto alla salute dei lavoratori e delle comunità locali interessate, e la tutela dell’occupazione».
La «necessità e l’urgenza» del decreto, ha aggiunto il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, derivano dal fatto di evitare un rischio di impatto sull’economia «da 8-9 miliardi» di euro, ma soprattutto perché «si sta mettendo a rischio la filiera dell’acciaio, con molti utilizzatori finali che aspettano le forniture». Il titolare del dicastero ha poi precisato che «abbiamo introdotto interventi possibili sulla proprietà stessa che potrebbero togliere enorme valore a quella proprietà: se non fa quello che la legge prevede, vede il suo valore» scendere «fino al punto di perderne il controllo di fronte a comportamenti non coerenti».
Tromba d’aria, scatta la cig per mille dipendenti
L’azienda, inoltre, ha comunicato alle organizzazioni sindacali che 1.031 dipendenti – la maggior parte dei quali dell’Acciaieria 2, del Gruppo rottami ferrosi e dell’area imbarchi – sono in cassa integrazione dalle ore 15 del 28 novembre (con effetto retroattivo) fino al 3 dicembre prossimo per calamità in seguito alla tromba d’aria di due giorni fa che ha provocato danni per diversi milioni di euro allo stabilimento.
Operaio in mare, recuperato il corpo
Intanto, il corpo dell’operaio disperso in seguito alla tromba d’aria che ha colpito lo stabilimento pugliese mercoledì scorso, è stato recuperato dai sommozzatori dei vigili del fuoco. Il cadavere di Francesco Zaccaria, 29 anni, era all’interno della cabina della gru finita in mare e individuata ieri a circa 30 metri di profondità, nelle acque di mar Grande, all’altezza del quinto sporgente del porto industriale, nell’area demaniale concessa all’Ilva.
Si protesta anche a Genova
A Genova, invece, è stata giornata di proteste. È terminata questa mattina l’assemblea dei lavoratori indetta ieri sera al termine del vertice a Roma tra Governo e sindacati sul dl “Salva-Ilva” e dopo i tafferugli davanti alla prefettura durante i quali un operaio è rimasto ferito. I dipendenti dell’acciaieria – impiegati compresi -, in tutto un migliaio di persone, hanno poi dato vita a un corteo che ha bloccato la rampa di accesso dell’aeroporto del capoluogo ligure. Alla manifestazione si è aggiunta anche una delegazione dell’Ansaldo.
ilsole24ore – 30 novembre 2012