di Antonio Di Lorenzo. E allora processiamolo! Dopo 25 manze ammazzate, mentre non si placano le polemiche tra animalisti (che lo difendono a spada tratta, convinti che sia arrivato prima lui ad abitare i boschi che gli umani) e oltranzisti di un composito partito trasversale (che vorrebbero prendere in mano il fucile, e non la spada, per chiudere il discorso) spunta un’idea: un processo pubblico all’orso, per organizzare seriamente accusa e difesa, bilanciare le ragioni e decidere il da farsi. L’idea è di Gigliano “Gil” Carli di Camporovere, che ha coinvolto Daniele Zovi, generale del Corpo Forestale, che è l’ente responsabile della salute e sopravvivenza dell’orso.
La data e il luogo del processo sono fissati: il 6 dicembre nella sala consiliare di Roana. Già, perché nelle intenzioni l’idea vuole avere la concretezza giuridica e l’ufficialità massima. Per garantirli è stato coinvolto Ivano Nelson Salvarani, già procuratore capo a Vicenza. E la stessa giuria, per garantire equanimità, sarà estratta a sorte.
Un punto è fermo. Il nostro codice penale non prevede la pena di morte: per cui l’orso non rischia la pelle. Almeno in quella occasione. Resta la curiosità di capire quali saranno i capi d’imputazione: violazione di domicilio? furto di bestiame? mancate autorizzazioni dei veterinari dell’Ulss sul consumo di carne? paura ingenerata negli umani?… e di conoscere la sentenza.
C’è il sospetto che la data sia stata scelta pensando che l’orso sia già in letargo. Perché, a dirla tutta, immaginate se il presidente della Corte dovesse pronunciare la fatidica frase «Imputato, alzatevi!» e l’orso fosse davvero presente in aula. Un processo finito, morto di paura, prima di cominciare.
Il Giornale di Vicenza – 4 novembre 2014