Maurizio Tropeano. Mai come in questo caso l’adagio un vecchio proverbio popolare descrive lo stato d’animo di tre milioni di agricoltori italiani. Sull’abolizione dell’Imu agricola l’impegno politico del presidente del Consiglio, Enrico Letta, è stato chiaro, chiarissimo ma «fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio».
Già, perché ad oggi è stata trovata solo la copertura per 32 dei 346 milioni di gettito previsto, quelli derivanti dai fabbricati rurali (stalle, depositi per attrezzi, trattori e altri mezzi). Mancano all’appello 314 milioni e il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, ha messo sul piatto le sue dimissioni nel caso non venga trovata una quadra: «Rispondo agli agricoltori e ritengo che l’Imu agricola vada eliminata, è un impegno che abbiamo preso come governo».
Tutto questo mentre si è aperto un altro fronte nella polemica tra le organizzazioni agricole, o almeno la maggioranza di loro, e il governo sulle risorse per il settore agricolo: si tratta di un emendamento alla legge di stabilità che sostanzialmente fa “rinascere” Federconsorzi con una dotazione di 400 milioni che la magistratura, sin dal 1991, aveva destinato ai creditori del più grande crac finanziario della storia della Repubblica: 6 mila miliardi di vecchie lire.
Agrinsieme il coordinamento che comprende Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane (Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare) va all’attacco di quella che definisce un’«operazione scandalosa» e lancia la sua proposta: «Piuttosto che trasferire questi vecchi crediti dell’agricoltura all’erede di un soggetto dalla storia alquanto torbida, ci chiediamo se non sia invece più ragionevole in un momento di congiuntura economica difficile, “liberare” queste risorse, che ammonterebbero a circa 400 milioni di euro per dare subito respiro alle aziende agricole, sospendendo ad esempio la seconda rata dell’Imu sui terreni agricoli, o finanziando misure di sostegno al credito o di riduzione del costo della manodopera».
Non la pensa così Andrea Baldanza, commissario dal 2011 della Federconsorzi in concordato preventivo che spiega: «E’ assolutamente sganciato con la realtà giuridica affermare che le risorse che eventualmente verrebbero riconosciute a Federconsorzi sarebbero sottratte all’agricoltura. Il motivo è semplice: se le stesse somme non fossero intestate a Fedit resterebbero vincolate all’esito di un futuro e lunghissimo contenzioso senza poter essere nel frattempo impiegate da nessuno».
E l’avvocato Rosi, che difende gli oltre 800 dipendenti dell’ex Federconsorzi: «Il positivo emendamento consentirebbe di far recuperare somme che appartenevano al mondo dell’agricoltura, evitandola dispersione in favore di soggetti terzi mai interessati e non legittimati, che potrebbero in un momento di incertezza e non chiarezza di norme ottenere un’ ingiusta attribuzione e guadagno».
La Stampa – 24 novembre 2013