In arrivo i “batteri-navetta”: così trasporteranno i vaccini. Una ricerca negli Stati Uniti con ceppi resi inoffensivi di Escherichia coli
Valentina Arcovio. Molte persone rabbrividirebbero al pensiero di esporsi volontariamente a un batterio Escherichia coli. Eppure, bisognerebbe iniziare a farci l’abitudine: in futuro, alcuni ceppi di questo batterio potrebbero essere utilizzati per prevenire molte malattie. O almeno è questo quello che pensa un gruppo di ricercatori dell’Università di Buffalo. La fattibilità di questa innovativa idea è stata dimostrata in uno studio pubblicato sulla rivista Science Advanced.
Gli scienziati americani hanno utilizzato ceppi inoffensivi del batterio Escherichia coli come “navetta” per trasportare gli antigeni di un ceppo altamente patogeno di Pneumococco, un batterio che può causare polmoniti, meningite e sepsi. Gli antigeni trasportati dal ceppo di Escherichia coli sono pezzi di batteri che non sono in grado di provocare malattie, ma vengono invece riconosciuti dalle cellule del sistema immunitario responsabili della creazione degli anticorpi corrispondenti. Una volta creati gli antigeni il sistema immunitario è in grado di riconoscere in futuro il batterio vero e proprio, offrendo quindi protezione alla persona esposta.
Il tipo di batterio Escherichia coli usato dagli scienziati americani non è “cattivo”, ovvero non è il ceppo che può provocare gravi infezioni potenzialmente letali. Ma è un ceppo del tutto innocuo, che si trova comunemente nel nostro intestino. «Esistono molti ceppi di questo batterio inoffensivi per l’uomo, in quanto vivono nel nostro organismo e hanno grandi potenzialità nell’essere utilizzati per combattere malattie», spiega Blaine A Pfeifer, uno degli autori principali dello studio. Il batterio usato è stato poi ricoperto da una sorta di “armatura” composta da un polimero biocompatibile. Il vaccino è stato inserito in questa specie di capsula ibrida.
Il rivestimento ha due scopi: aumenta l’immunogenicità dei batteri (il loro riconoscimento da parte delle cellule del sistema immunitario), e può essere usato per intrappolare gli antigeni che si vogliono usare per il vaccino.
Questo nuovo sistema di vaccinazione è stato testato nei topi per studiare la sua capacità di prevenire l’infezione da pneumococco. I risultati sono stati straordinari: i topolini si sono dimostrati protetti a una successiva infezione con il germe, confermando la possibilità di usare l’Escherichia coli modificato come vaccino protettivo. Un test così incoraggiante che il coautore della ricerca Charles H. Jones, sta già pensando alla commercializzazione di questa tecnologia attraverso la start up dell’Università di Buffalo con base a New York, chiamata Abcombi Biosciences. Il vaccino dovrebbe essere anche più economico, oltre che più facile da utilizzare.
Questo nuovo sistema potrebbe essere utilizzato anche per prevenire altre malattie. Oppure potrebbe essere utilizzato come metodo di somministrazione di terapia mirate contro il cancro o altre patologie più o meno gravi.
La Stampa – 3 luglio 2016