Negli Usa la non adeguata gestione di un focolaio di Covid-19 all’interno di un impianto di macellazione ha avuto conseguenze eccezionalmente gravi. La mancata applicazione di protocolli di screening in modo condiviso, non permette di stabilire ancora la portata del contagio.
Un impianto di macellazione e sezionamento di pollame in California- Contea di Meced, Foster Farms chicken, è stato chiuso dopo che almeno 358 addetti sono risultati positivi al test per Sars-CoV-2, e sono stati registrati 8 decessi. Le autorità sanitarie della Contea descrivono tale outbreak come il più grave e temporalmente esteso mai verificatosi nell’area. Da notare che il numero di casi associati a tale outbreak nei lavoratori è dovuto solamente alla volontà delle singole persone di essere saggiate per la presenza di Sars-Cov-2, con la relativa segnalazione al datore di lavoro. Pertanto, la reale estensione del focolaio non è data a conoscere. I dati epidemiologici sottolineano come il tasso di mortalità (percentuali di decessi tra le persone risultate positive al test) sia risultato nella struttura del 2,2%, contro l’1,3% della Contea.
La ditta, confermando il numero di otto decessi riscontrati, si era impegnata a testare progressivamente tutto il personale, tuttavia non aveva ritenuto opportuno chiudere completamente l’impianto, mantenendo attive le lavorazioni essenziali per garantire l’approvvigionamento alimentare.
Le autorità sanitarie della Contea fanno risalire l’inizio del focolaio a fine giugno, con la contestuale notifica di provvedere tra l’altro ad una sostanziale modifica degli spazi sociali adibiti ai lavoratori e a procedere ad uno screening ampio della forza lavoro dell’impianto. Tuttavia, a fine luglio, solo il 10% degli addetti risultavano essere stati sottoposti a test, pari a 100 persone e la percentuale di positivi risultava al 25%. Lo screening più esteso non è stato completato prima di successive 3 settimane, con ulteriori 3 decessi attribuiti dal Dipartimento sanitario.
Le conclusioni cui sono giunti gli ufficiali sanitari è che la ditta non abbia adempiuto alle prescrizioni, mettendo in essere un rischio per la salute dei lavoratori e per la comunità della Contea per la presenza di un focolaio ancora attivo.
Pertanto, si è provveduto a chiudere l’impianto, fino a quando la ditta non sarà in grado di dimostrare una efficace gestione della sicurezza negli ambienti di lavoro. La decisione drastica si è venuta a determinare anche perché non è stato trovato a livello giurisdizionale un punto di convergenza tra necessità di tutela della salute e di mantenimento della attività produttiva. Nel contesto Usa, date le evidenze sanitarie, è stata presa quindi una decisione drastica di chiusura, chiedendo alla ditta di “schiacciare il pulsante di reset” per bloccare il contagio.
Il dipartimento federale dell’agricoltura, per voce del sottosegretario, ha chiesto di posporre la chiusura di 48 ore per consentire un adeguamento della logistica.
Altri impianti della stessa catena sono stati interessati da outbreaks, ma non così gravi.
In California, la contea Meced ha ora il più alto tasso di incidenza, con 565 casi ogni 100.000 abitanti nelle ultime 2 settimane, contro i 209 di Los Angeles, ad esempio. I decessi registrati nell’impianto rappresentano il 18% delle mortalità per Covid-19 della contea, nelle persone con età non superiore ai 65 anni.
L’impianto si trova in una zona a vocazione di impianti di macellazione, che da lavoro a manodopera prevalentemente Latina a basso salario, e che ha una storia di segnalazioni per infortuni sul lavoro che hanno richiesto ispezioni non concordate.
(riproduzione ammessa solo citando la fonte – testo raccolto a cura della redazione)
2 settembre 2020