Si chiama Mon810 e tutti vogliono fargli la festa. Gli «amici» per festeggiarlo davvero, i «nemici» per distruggerlo.
È il mais geneticamente modificato coltivato a Vivaro, in provincia di Pordenone. Un ettaro di spighe allineate come soldatini e perfette come fossero finte sul terreno di Silvano Dalla Libera, vicepresidente di Futuragra, associazione pro-biotec che raccoglie un migliaio di soci in tutte le regioni d’Italia.
Per Dalla Libera è già stata una sfida piantarle, quelle spighe, dopo che il ministero dell’Agricoltura gli aveva detto «non se ne parla» e dopo aver ottenuto il consenso, invece, dal Consiglio di Stato. Una sfida, dicevamo, piantare quei semi il 13 di aprile. Figuriamoci adesso organizzare la festa della prima trebbiatura di mais ogm italiano… È prevista per domani «e sarà in qualche modo un evento storico» dice fiero di sé l’ideatore di Futuragra.
A temere che diventi storico, ma non nello stesso senso, sono anche le forze dell’ordine che in questi giorni stanno intensificando i controlli per scongiurare tensioni con probabili attivisti no global attesi per l’occasione.
Che cosa succederà domani sul piano dell’ordine pubblico si vedrà. Ma è sul fronte politico e giuridico che oggi si gioca la partita. Con il ministro dell’Ambiente allo scontro con il governatore del Friuli, per esempio. O con la Coldiretti sulla linea antibiotec e la Confagricoltura decisamente meno. Per capire serve un passo indietro. È successo che due giorni fa il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha scritto alla governatrice del Friuli Venezia Giulia Serracchiani: «Cara Debora, com’è noto il 10 di agosto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che vieta la coltivazione del mais geneticamente modificato Mon810…Chiedo di conoscere con quali modalità la Regione intenda procedere, stante l’eventualità di dover anche dar seguito a sanzioni e bonifica, al ripristino ambientale e al risarcimento, se vi è stato un danno ambientale». Lei ha risposto subito: «Non posso irrogare sanzioni e dal punto di vista penale non è legittimo nessun provvedimento regionale per distruggere le colture ogm in atto. Bisogna colmare le lacune normative e va detto che l’accertamento del danno ambientale compete allo Stato». Poi l’annuncio di ieri sera: «Scriverò una lettera al commissario Ue alla Salute Tonio Borg chiedendogli di esprimersi perché serve dalla Commissione europea una nuova e più chiara pronuncia, anche alla luce delle interpretazioni in conflitto. Intanto, va da sé che il Governo dovrebbe dotarsi di una normativa sanzionatoria».
«Dice cose un po’ sopra le righe», replica del ministro Orlando, «come se il decreto fosse praticamente irrilevante dal punto di vista giuridico. E per farlo cita un’interpretazione del ministero dell’Agricoltura. E allora io rispondo mandando una lettera al collega dell’Agricoltura nella quale spiego che già oggi ci sono tutti gli strumenti perché le Regioni possano intervenire. E poi promuoverò un incontro fra tutte le Regioni, noi e i ministeri dell’Agricoltura e della Sanità per fare una verifica sullo stato di avanzamento della normativa in tema di coesistenza». La festa della trebbiatura ogm? «Può darsi che questo signore riesca a farla in barba al decreto ma far passare l’idea che la legge non conti non è un bel segnale».
Lui, il signor Silvano, difende (va da sé) la posizione della governatrice: «È un avvocato, sa quel che dice». Pubblica sul Web un filmato per mostrare spighe «di mais antico con i suoi difetti» e altre «che vogliamo coltivare e che sono perfette» (quelle ogm). Promette che dopo la raccolta («sennò magari qualcuno distrugge tutto») svelerà in quali altri terreni d’Italia i suoi associati coltivano Mon810 («e non sono pochi»). Organizza la festa di domani e prepara un pacco pieno di spighe da spedire ai ministri.
«Qui c’è chi non capisce il danno enorme per l’agrobiodiversità» taglia corto Stefano Masini, responsabile Ambiente di Coldiretti e coordinatore di «Coalizione liberi da ogm». «Siamo preoccupati perché la contaminazione si sta estendendo e servirebbe una conferenza di servizio fra regioni e ministri competenti per prendere provvedimenti urgenti». Confagricoltura, invece, apre al biotec con Massimiliano Giansanti che dice di non voler «rimanere indietro nel processo di innovazione». Lo stesso processo invocato dall’ideatore di Futuragra: «Noi siamo il futuro e l’innovazione» è convinto. «Lo siamo, che domani si festeggi o no» .
Giusi Fasano – Corriere della Sera – 11 ottobre 2013