La curva epidemica continuerà anche a camminare su un plateau. Che è però un altipiano d’alta quota. Tanto da indurre oggi il governo a lasciare in larga parte dei luoghi al chiuso l’obbligo di coprire naso e bocca. Perché a queste altitudini, ieri ancora 87.940 contagi contro i 29 mila del giorno prima- l’ossigeno no ma la mascherina a protezione dal virus serve eccome, visto che la pandemia continua a mietere vittime. Ieri altre 186, che portano il totale dei decessi negli ultimi sette giorni a 1.015. Che su base mensile fanno circa 4.500 morti, in un anno 54 mila. Tanto per capire, l’influenza, alla quale spesso impropriamente si paragona il Covid, di vittime ne fa ottomila l’anno.
La situazione negli ospedali resta sostenibile. Ma come documenta Fiaso, la Federazione di Asl e ospedali, l’effetto Pasqua si è fatto sentire anche in corsia. Nella settimana 19-26 aprile il numero delle ospedalizzazioni, rilevate negli ospedali sentinella, è salito del 3,5% a differenza di una settimana fa quando c’era stata una discesa del 5,3%. Ad aumentare, in particolare, sono stati i ricoveri nei reparti ordinari, con un incremento del 4,8%. Sul fronte rianimazioni, invece, sempre nella stessa settimana, il numero dei pazienti è sceso del 20%.
Se il virus ancora non abbassa la testa, da noi come in buona parte del Vecchio Continente, l’Ue ha deciso ieri di inaugurare la fase «post- emergenziale» dell’epidemia, con un documento a firma della Commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, che pur ritenendo possibili nuove ondate, sostiene che «i test dovrebbero essere mirati e il monitoraggio dei casi Covid-19 simile alla sorveglianza dell’influenza basata sui campioni». Questo significa che contrariamente a quanto avviene in Cina, ma parzialmente anche da noi, «dovrebbero essere identificati i gruppi prioritari per i test, come quelli vicini ai focolai, le persone a rischio di sviluppare forme gravi di malattia da Covid, il personale medico e in generale chi è in contatto regolare con le popolazioni vulnerabili». Se ne deduce che tutti gli altri, anche se con sintomi, dovrebbero fare come si fa quando ci si becca l’influenza: starsene a casa, ma senza tamponarsi o isolarsi per giorni anche dopo guariti. Una strada proposta in Italia da qualche esperto, ma rigettata dalla maggior parte degli scienziati, che nel mandare liberamente in giro i positivi senza sintomi vedono una minaccia grave per i fragili, che magari non possono ritenersi al sicuro nemmeno con il vaccino.
Se il Covid preoccupa un po’ meno l’Ue, altrettanto non si può dire delle epatiti pediatriche di origine ignota che si stanno diffondendo in Europa. «L’Ue segue da vicino la situazione che è preoccupante», ha affermato Kyriakides. Specificando che al 25 aprile si contavano 40 casi negli Stati membri e annunciando per oggi una prima valutazione da parte dell’Ecdc, l’agenzia europea per il controllo delle malattie. Pa.Ru. —
La Stampa