IL PROBLEMA Finiscono sotto esame le disposizioni del codice deontologico della FnomCeO sull’utilizzo degli spot
Da una parte i medici (in gran parte odontoiatri), le società di professionisti della salute o colossi come Groupon. Il low cost sanitario, insomma, che fa pubblicità, pratica prezzi stracciati e qualità da verificare. Dall’altra gli Ordini dei medici, arroccati contro la pubblicità, in difesa a denti stretti di regole superate perfino dalle famose lenzuolate di Bersani del 2006 che hanno fatto piazza pulita della lotta agli spot e ai loro derivati in nome della concorrenza. E tra i due contendenti, spunta adesso l’Antitrust guidata da Giovanni Pitruzzella. Che, in seguito a una messe di segnalazioni da ha preso la palla al balzo: l’avvio di un’istruttoria nei confronti della Federazione degli Ordini dei medici e dei dentisti (FnomCeO) per accertare se le norme del suo Codice deontologico e le relative linee guida, abbiano «ingiustificatamente limitato il ricorso alla pubblicità» da parte dei dottori d’Italia nell’esercizio dell’attività privata. Violando legge italiana e regole comunitarie. E facendo carta straccia della concorrenza.
La decisione del Garante della concorrenza è stata resa pubblica ieri e l’istruttoria si chiuderà tra un anno, a fine settembre 2014. In quella che si annuncia un’indagine caldissima, tanti e tali sono gli interessi in gioco (la spesa sanitaria privata totale vale 30 miliardi, non certo tutta riconducibile ai medici e ai dentisti), ma anche l’aspetto etico, il rapporto con gli assistiti (le tariffe, la trasparenza). Senza dire che la Fnom entro dicembre ha in preparazione il nuovo Codice deontologico, nel quale chissà se sarà toccato anche il tasto della pubblicità.
Ma tant’è. L’Antitrust ha intenzione di andare avanti spedita. Perché le norme del Codice deontologico e delle linee guida Fnom, il cui mancato rispetto sottopone i professionisti al rischio di procedimenti disciplinari, potrebbero limitare il ricorso alla pubblicità almeno in quattro punti. Anzitutto l’assoluto divieto di pubblicità promozionale, utilizzato, secondo alcune denunce, per contestare l’utilizzo di specifici mezzi di diffusione o messaggi incentrati sulla particolare convenienza economica delle prestazioni. E poi: il divieto di pubblicità comparativa, le limitazioni ai messaggi sulle tariffe, la verifica preventiva degli Ordini sulla conformità alle norme deontologiche dei messaggi pubblicitari. Tutti ostacoli che potrebbero frenare la concorrenza.
La segnalazione di Groupon lamenta che diversi Ordini locali avrebbero esercitato pressioni sui medici che pubblicizzano la propria attività avvalendosi dei servizi della stessa Groupon. Ottenendo, manco a dirlo, la disdetta dei contratti. Ma la Fnom in serata ha contrattaccato: «Tuteliamo la pubblicità sana – ha detto il presidente e senatore (Pd) Amedeo Bianco – e tuteleremo e difenderemo le nostre ragioni». Quei prezzi stracciati e le prime visite gratis (ma solo quelle) sono una parte della difesa dell’Ordine dei medici. Si vedrà.
Il Sole 24 Ore – 14 settembre 2013