Quando l’hanno arrestato il suo primo pensiero è stato quello delle pastiglie, tanto che si è completamente dimenticato di portarsi dietro l’ordinanza di custodia cautelare con cui il gip Alberto Scaramuzza lo ha arrestato con la grave accusa di corruzione. Dopo il recente intervento al cuore, l’ex assessore Renato Chisso proprio nei prossimi giorni avrebbe avuto una visita di controllo e invece da mercoledì pomeriggio si trova da solo in una cella del carcere di Pisa.
«Il suo stato d’animo è quello che potete immaginare, dopo essere stato svegliato alle 4 del mattino, con i problemi di salute che ha, ed essere stato messo in carcere», racconta il suo avvocato Antonio Forza, che ieri è andato a trovarlo. Ma dopo lo smarrimento iniziale, Chisso pare aver trovato la forza di andare al contrattacco e questa mattina ha deciso di rispondere alle domande del giudice, che pure non è quello che ha firmato l’ordinanza. «Il mio cliente è rimasto stupefatto delle accuse, ci sembrano imputazioni generiche – continua il legale – si parla di soldi e non si dice bene chi li dà, quando, dove. Ma soprattutto la vera domanda è: dove sono quei soldi visto che vive nell’appartamento del papà?». A dir la verità si parla di scambi di denaro avvenuti in hotel, per esempio il Monaco, dove i soldi li portava Mazzacurati. «Chi lo ha detto si beccherà una denuncia per calunnia», tuona Forza.
Chisso, in realtà, sarà uno dei pochi a rispondere alle domande dei vari giudici che in giro per l’Italia interrogheranno gli arrestati. Questa mattina in aula bunker a Mestre toccherà infatti solo a quelli che sono agli arresti domiciliari a Venezia, tra cui anche il sindaco (sospeso) Giorgio Orsoni. «Siamo confortati dopo aver letto le carte più importanti – ha detto ieri il suo avvocato Daniele Grasso – Ciò che è difficile è decontestualizzare la figura di Orsoni dall’insieme dell’inchiesta e rispetto al profilo e alle accuse rivolte agli altri». Ieri la gran parte dei giornali ha associato il sindaco alle mazzette, ma in realtà per lui l’accusa è di finanziamento illecito dei partiti. Con Orsoni saranno sentiti altri quattro arrestati dal gip Alberto Scaramuzza, colui che li ha arrestati. Giampietro Marchese sarà invece sentito dal gip di Piacenza, dove è detenuto, ma quasi sicuramente si avvarrà della facoltà di non rispondere. Il suo avvocato Francesco Zarbo ieri mattina è stato il primo a depositare il ricorso per la scarcerazione al tribunale del riesame ed è pronto a dimostrare alcune contraddizioni nelle accuse, come per esempio il fatto che Mazzacurati direbbe di pagarlo dal 2005, ma in un altro punto afferma di conoscerlo da un paio d’anni. Oggi toccherà anche al dirigente regionale Giuseppe Fasiol, interrogato a Prato con il suo legale Marco Vassallo, all’ex funzionario del Consorzio Luciano Neri (avvocato Tommaso Bortoluzzi), a Belluno, all’imprenditore Stefano Boscolo Bacheto (avvocati Antonio Franchini e Loris Tosi). Domani l’ex presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta verrà sentito a Ferrara, dove è detenuto: il suo difensore Ciro Pellegrino annuncia invece di voler dare delle prime precisazioni sui fatti contestati.
Ieri in realtà ci sono stati già i primi interrogatori. L’unico a parlare è stato Luigi Dal Borgo, bellunese, titolare della Non Solo Ambiente, accusata dai pm di essere una «cartiera» della Mantovani. Dal Borgo, di fronte al gip di Padova, ha contestato gli addebiti. «E’ un imprenditore vero, l’azienda è stata anche premiata a Tokyo per l’innovazione dei suoi prodotti», dice l’avvocato Simone Zancani, che lo difende con Guido Simonetti. Si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere Stefano Tomarelli, membro del consiglio direttivo del Consorzio Venezia Nuova e uomo di Condotte (avvocati Angelo Andreatta e Umberto Pauro), detenuto a Pavia, e Federico Sutto, braccio destro di Mazzacurati, sentito a Santa Maria Maggiore, dopo essere riuscito ad evitare di finire a Voghera per questioni di salute. «Avevamo già reso dichiarazioni nel primo filone d’indagine – dice il suo difensore Gianni Morrone – ma il gip ha ritenuto che siamo stati reticenti. Ora valuteremo il da farsi».
Corriere del Veneto – 6 giugno 2014