Dal congresso europeo dei microbiologi le novità su esami diagnostici e terapie contro l’antibiotico-resistenza. Un kit entro un anno. L’importanza delle cure combinate
SCOVARE virus e batteri nel minor tempo possibile per capire l’origine dell’infezione ed intervenire con la terapia più appropriata. È questa la strategia su cui stanno lavorando gli esperti di tutto il mondo preoccupati dell’aumento delle infezioni e dell’antibiotico-resistenza che rende sempre più spuntate le nostre difese. All’ultimo congresso della European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (Escmid), a Barcellona, sono stati presentati i risultati dello studio Radical su un nuovo test molecolare, nato dalla ricerca militare contro il bioterrorismo, in grado di individuare oltre 800 patogeni batterici, fungini o virali nell’arco di sole 8 ore rispetto a diversi giorni necessari oggi per effettuare le colture. I ricercatori hanno condotto un’analisi retrospettiva sui campioni di oltre 180 pazienti con sospette infezioni gravi per confrontare i risultati di questa nuova tecnologia (messa a punto da Abbott) con quelli delle colture oggi in uso. Dopo aver esaminato i dati preliminari, i medici indipendenti del panel di valutazione hanno dichiarato che avrebbero prescritto una terapia diversa in oltre il 50% dei casi. Secondo l’autore dello studio, Jean-Louis Vincent, responsabile del reparto di terapia intensiva all’Hôpital Erasme, «questi risultati confermano che il nuovo test potrebbe essere utilizzato per identificare i microorganismi più rapidamente rispetto alle colture di laboratorio».
Lo studio sarà completato entro la fine del 2014 e il dispositivo per la diagnosi in vitro con marchio CE, sarà disponibile nei paesi europei entro i prossimi 12 mesi.
L’altro fronte su cui si concentrano le ricerche è quello delle terapie: «I farmaci sono sempre meno efficaci ed oggi un medico può trovarsi di fronte ad un ceppo che risulta resistente a tutti gli antibiotici », avverte Marco Falcone, ricercatore presso il Dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive della Sapienza di Roma e membro del team internazionale che ha redatto le linee-guida europee per la gestione delle infezioni da batteri multi-resistenti in ospedale. Visto che persino la famiglia di farmaci “ultima risorsa” – i carbapenemi, utilizzati per curare infezioni mortali – risulta inefficace in più della metà dei pazienti trattati e visto che ormai da anni non ci sono più state nuove classi di antibiotici, si punta sulla combinazione di più molecole. Un esempio di cui si è parlato all’Escmid è l’associazione di ceftolozane, una nuova cefalosporina (molto potente in vitro contro lo Psuedomonas Aeruginosa), con il tazobactam, noto ed efficace inibitore della lattamasi. Contro le infezioni ospedaliere da Klebsiella pneumoniae, già si usa la combinazione ertapenem e doripenem.
Ma si battono altre strade. L’università di Melbourne ha sviluppato un tessuto antibatterico che può uccidere una vasta gamma di agenti patogeni, in 10 minuti. Anche la nanotecnologia viene in aiuto: con delle microsonde grandi non più di un capello, infatti, già da anni i ricercatori del Centro di nanotecnologia di Londra stanno studiando le modalità con cui gli antibiotici si legano al batterio, lo indeboliscono e lo distruggono: capito il meccanismo si sintetizzerà la nuova medicina.
Repubblica – 28 maggio 2014