Roberto La Pira. Biohazard technician warning of confirmed bird fluLa notizia dell’abbattimento di 32 mila tacchini in un allevamento di Porto Viro in provincia di Rovigo, dopo avere rilevato la presenza del virus dell’influenza aviaria H5N8, è stata ripresa da molti giornali e da decine di siti internet. La parola aviaria in Italia fa ancora molta paura perché nel 2005, dopo le dichiarazioni fantasiose di ministri incompetenti alla ricerca di visibilità e di giornalisti inesperti, la notizia dell’influenza ha occupato per mesi le pagine dei giornali e gli schermi televisivi.
A fronte di questa situazione abbastanza kafkiana, il settore ha subìto un calo di vendite incredibile, anche se in Italia non si sono registrati episodi e non è morto un solo pollo.
Vediamo ora le vicende e di valutare la situazione di questi giorni. La doverosa premessa è che in alcune aree del sud est asiatico l’influenza aviaria è una patologia endemica e i virus vengono periodicamente esportati in altri Paesi, compresa l’Europa. Per questo esiste un sistema di monitoraggio internazionale che segue i percorsi dei virus dell’influenza aviaria. Il primo episodio attribuito a questo nuovo virus H5N8, è stato segnalato a gennaio di quest’anno nella Repubblica di Corea dove sono stati abbattuti 600 mila polli e anatre. Poi il virus in aprile è arrivato in Giappone (112 mila capi abbattuti) per trasferirsi in ottobre in Cina. In Europa il 4 novembre 2014 c’è stato il primo caso in Germania. Il patogeno è stato confermato nel Regno Unito e in quattro allevamenti di polli e uno di anatre nei Paesi Bassi dove oltre 200 mila capi sono stati abbattuti. L’ultimo episodio è quello di Rovigo del 15 dicembre dove sono stati soppressi 32 mila tacchini. Il fatto che un così elevato numero di capi siano stati eliminati non deve però impressionare, perché la malattia stessa provoca una mortalità molto elevata negli allevamento e poi la regola prevede che tutti gli animali siano abbattuti per contenere il rischio di diffusione. In questainfografica sono evidenziati i luoghi interessati.
Dopo l’episodio di Rovigo la Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del Ministero della salute ha convocato una riunione dell’Unità di crisi per l’influenza aviaria che si terrà il 19 dicembre.
Secondo un rapporto diffuso dall’Efsa due giorni fa sulla nuova influenza aviaria “è plausibile che il virus abbia fatto il suo ingresso in allevamenti avicoli in Germania, Paesi Bassi e Regno Unito in maniera indiretta, attraverso materiale contaminato da uccelli selvatici infetti venuto in contatto con attività umana, movimentazione di veicoli o attrezzature. Poiché tutti gli allevamenti colpiti utilizzano sistemi di stabulazione al coperto, gli esperti hanno concluso che è improbabile che sia avvenuta una trasmissione diretta da uccelli selvatici al pollame d’allevamento.
Una delle ipotesi è che gli uccelli migratori infetti provenienti dall’Asia orientale trasmettano il virus ad altre specie nei luoghi di riproduzione e sosta intermedia in Eurasia, ma tale ipotesi necessità di ulteriori indagini”.
La domanda che tutti si pongono soprattutto in Italia riguarda il rischio di trasmissione dai polli all’uomo. Il parere delle autorità sanitarie su questo argomento è molto chiaro. “I virus dell’influenza aviaria sono altamente specifici e solo in rare occasioni hanno infettato l’uomo. La trasmissione si verifica quando vi è uno stretto contatto con volatili infetti o ambienti fortemente contaminati“. Si tratta di situazioni che non si riscontrano nei nostri allevamenti sia quelli di tipo familiare sia, a maggior ragione, in quelli industriali. Anche l’Agenzia per la sicurezza alimentare francese in un documento di un mese fa ritiene pressoché nulla la possibilità di trasmissione del virus dai polli all’uomo. “L’influenza aviaria – precisano gli esperti dell’OIE – non deve essere confusa con l’influenza stagionale umana tipica dei mesi invernali“. Attualmente il sistema di monitoraggio internazionale non ha registrato casi di infezione umana trasmessa dal virus dell’influenza aviaria (H5N8).
Un’ultima nota riguarda il nostro sistema di monitoraggio gestito dai veterinari dell’Asl che è particolarmente efficace, com’è stato dimostrato nel corso dell’ultima influenza aviaria. Ogni giorno durante il corso dell’anno soprattutto nelle regioni del nord est dove ci sono molte aziende avicole vengono seguiti gli allevamenti di polli e quando si accerta un focolaio di infezione, in brevissimo tempo si riesce sempre a circoscrivere. Le regole sono chiare, quando in un allevamento si registra una moria di polli che supera il 5%, si effettuano subito le analisi per capire le cause e dopo 24-48 ore si conosce l’esito e si adottano, se necessario, tutti i provvedimenti per limitarne la diffusione. La situazione della nuova influenza aviaria H5N8 va seguita con attenzione ma senza allarmismi, e i titoli dei giornali e dei siti che parlano di “emergenza” o di “minaccia” sono proprio fuori luogo.
Come si trasmette l’influenza aviaria?
Tutti i virus dell’influenza aviaria possono essere trasmessi attraverso il contatto diretto con le secrezioni di uccelli infetti, specialmente le feci o tramite dei mangimi contaminati, acqua, attrezzature e l’abbigliamento uomo e scarpe. Il virus si trasmette facilmente da azienda ad azienda in seguito allo spostamento di volatili vivi, ma anche attraverso le persone (soprattutto quando scarpe e altri indumenti vengono contaminati), oppure da veicoli contaminati, attrezzature, mangimi e gabbie. I virus possono sopravvivere per lunghi periodi nell’ambiente, soprattutto quando le temperature sono basse. Un altro fattore da considerare è la presenza di virus in uccelli selvatici migratori che vengono a contatto con gli allevamenti (Fonte OIE).
Roberto La Pira – Il Fatto alimentare 19 dicembre 2014