L’assessore regionale Manzato indica i tagli alle aziende agricole che giungeranno dall´Ue. «Ma sul no agli ogm abbiamo vinto noi». “Veneto agricoltura”: «Riforma ferma perché in Consiglio dormono» Lite nella Lega: «Sto con Zaia, insensati i provvedimenti disciplinari»
L´agricoltura veneta penalizzata dalla Pac 2014-2020: la politica per l´agricoltura comunitaria riduce del 10% i pagamenti diretti agli operatori del primario, ponendo a clausola dell´accordo gli investimenti da indirizzare alla sostenibilità ambientale e non ai macchinari agricoli. Il tutto nel segno del Protocollo di Kyoto. Ergo: da 1,1 miliardi si passa a circa 940 milioni di euro.
Il ragionamento giunge dall´assessore all´agricoltura, Franco Manzato pronto a proseguire nella sua opera di riorganizzazione di “Veneto Agricoltura”, malgrado il disegno di legge stazioni in Consiglio regionale da oltre un anno e mezzo.
Sullo sfondo aleggiano le fibrillazioni della Lega e i provvedimenti del segretario veneto, Flavio Tosi: Manzato sta col presidente Zaia, “intoccabile” e “saggio” nella gestione della crisi, e condanna i commissariamenti sommari, a cominciare da quello della segreteria del Carroccio a Venezia-Mestre.
Assessore Manzato parliamo di agricoltura.Quanto perderà il Veneto in pagamenti diretti con la nuova politica agricola Pac 2014-2020?
Circa il 10% dei pagamenti diretti. La tendenza europea è di dare via libera al mercato, riducendo gli aiuti diretti agli agricoltori. Per intenderci si passa dalla gestione di un miliardo e cento di euro a 940 milioni. Mentre il premio Pac a ettaro avrà una riduzione dal 10 al 18%, passando da circa 490 a 420 euro. Questo è il nuovo trend della Ue.
Nuovo trend?
La tendenza è di andare verso il mercato dando pochi sussidi agli agricoltori. E ponendo una clausola ambientale secondo cui gli investimenti debbano essere finalizzati alla tutela ambientale, al paesaggio, alla sostenibilità, alle colture biologiche, alla tutela del consumo di energia elettrica e acqua e non ai macchinari agricoli come ad esempio i trattori. In sintesi, è quanto previsto a livello internazionale dal Protocollo di Kyoto.
Lei da tempo persegue l´obiettivo di riorganizzare “Veneto Agricoltura”: come mai non procede?
Perché in Consiglio regionale dormono. Il disegno di legge è fermo da oltre un anno e mezzo e comunque necessita di una revisione totale alla luce di innovazione e ricerca sulla biodiversità. Inoltre, molte delle partecipate regionali non hanno più senso oggi.
A quali si riferisce?
Ad esempio penso a Bioagro, a Intermizoo, alla quota che “Veneto Agricoltura” ha nella Fiera di Verona, un consistente 6%. A questo punto è necessario cedere dei settori.
Ma come spiega lo stallo del disegno di legge a Palazzo Ferro-Fini?
Credo sia a causa di pressioni da parte dei consiglieri e da parte del territorio. Sono tutte strutture che hanno un grosso impatto sull´agricoltura veneta. Una cosa è certa: Veneto Agricoltura, come è strutturata, non è più così utile.
Venendo agli Ogm (organismi geneticamente modificati) anche il Governo ieri si è schierato contro. Il Veneto ci perde a dire un “no” così netto?
Il Veneto non ci perde perché ha 370 prodotti tipici, grandi marchi Igp, Doc su cui puntare. Gli Ogm, invece, standardizzano verso il basso. La produzione veneta ha una ricchezza enogastronomica che attira migliaia di turisti ogni anno. Il provvedimento del ministro dell´Ambiente Clini ci ha dato ragione sulla clausola salvaguardia, e anche l´Unione Europea si è dovuta rendere conto che non si tratta solo di libertà di mercato ma anche di interesse economico nazionale. Una clausola che finora non era mai stata introdotta. Il Veneto è stato ascoltato.
Le dolenti note, ovvero le fibrillazioni nella Lega in Veneto. Lei con chi si schiera: con Zaia o con Tosi?
Io sto con Zaia, i provvedimenti disciplinari non hanno senso, servono solo a creare fratture interne.
Allora è “zaiano”?
Senta, credo che quando si decide di commissariare una segreteria come si è fatto a Venezia, ci debbano essere delle motivazioni forti e io, francamente, non le ho viste. Zaia è un intoccabile dato che in un momento di crisi come questo ha saputo gestire la Regione con saggezza e competenza riconosciuta da tutti.
Domenica tutti a Pontida: cosa si aspetta?
Idee concrete per la gente. Che si appoggi Bersani o Grillo, serve uno choc economico che metta più soldi nelle tasche degli italiani. Sei punti fondamentali per il rilancio del Nord: azzeramento Irap; tagli drastici a livello centrale chiudendo strutture e ministeri inutili; vendere patrimonio pubblico, al fine di intervenire (quarto punto) sugli stipendi dei lavoratori; eliminazione del patto di stabilità per i Comuni virtuosi; riduzione della pressione fiscale al 35% entro un anno.
Il Giornale di Vicenza – 7 aprile 2013