«Tremiliardi di risparmi in tre anni? Con le Regioni abbiamo intenzione di ridurre molto di più gli sprechi in sanità». Il ministro alla salute Beatrice Lorenzin non è impressionata dalle cifre di Cottarelli. In questi giorni sta affrontando i tavoli del Patto della salute insieme alle amministrazioni locali con più serenità grazie alle parole pronunciate da Matteo Renzi alcuni giorni fa.
Il premier ha detto che quanto risparmierete resterà nel sistema sanitario. Soddisfatta? «Molto. E’ una grande occasione per rimettersi in piedi. Poter reinvestire nel nostro si-sterna vuol dire non pesare sulle casse dello Stato. Adesso dobbiamo tutti avere il coraggio di recuperare risorse per fare investimenti. Gli altri comparti di spesa pubblica sono comunque soggetti a tagli, questa presa di consapevolezza di tutti della particolarità della sanità non deve essere tradita. Dobbiamo eliminare gli sprechi».
Cottarelli parla di oltre 3 miliardi in tre anni da recuperare grazie Il Patto per la salute. E’ una cifra veritiera? «Possiamo fare molto di più. Ad esempio abbiamo già individuato 900 milioni di euro da recuperare tagliando i ricoveri inappropriati, cioè che non servono alla cura del paziente, e riducendo le degenze inutili. Quei soldi serviranno, 300 milioni all’anno, per finanziare nuovi lea, i livelli essenziali di assistenza, cioè le prestazioni sanitarie che le Regioni devono assicurare ai propri cittadini. Ma questo è solo un esempio».
Degli altri? «Abbiamo ancora grossi margini sull’acquisto di beni e servizi. Se facciamo delle centrali uniche, regionali, per comprare dai fornitori e magari rinegoziamo alcuni contratti possiamo recuperare tra il 10 e il 15% di quanto spendiamo per gli acquisti. Si tratta di diversi miliardi di euro. Questi soldi li reinvestiremo in tecnologie. Poi c’è l’e-health, cioè l’informatizzazione del sistema sanitario. A regime ci farà risparmiare 7 miliardi, perché ad esempio ci permetterà di conoscere in tempo reale come funzionano gli ospedali e gli stessi reparti, cosa che permette di intervenire prima che si crei un danno economico dovuto agli sprechi di risorse, ad esempio per cure di cui i pazienti non avrebbero bisogno».
Nel Patto si parlerà anche della revisione dei ticket? Come la affronterete? «Ci sta lavorando una commissione incaricata da me e dalle Regioni. L’idea di partenza è quella di arrivare a un sistema più equo. Vanno aiutate le fasce che oggi sono in difficoltà, come i disoccupati o le famiglie con tanti figli, che devono pagare poco o essere esentati. Allo stesso tempo dobbiamo recuperare parte dell’evasione. Nel nostro paese l’esenzione dal ticket tocca i150% con punte dell’80 in certe Regioni. Dobbiamo recuperare risorse facendo pagare il ticket a chi può permetterselo, per sollevare chi è in difficoltà. Non voglio però che i costi disincentivino le persone da fare alcune prestazioni, come quelle diagnostiche, che sono fondamentali per la prevenzione delle malattie».
Quali settori della sanità hanno bisogno delle risorse ricavate dal risparmi? «Abbiamo bisogno di almeno 2 miliardi per le infrastrutture. E poi la medicina moderna è fatta di tecnologie e risorse umane. Dobbiamo investire in questi ambiti, magari rivedendo i blocchi del turn over nelle Regioni in piano di rientro. Lavoreremo bene, ahbiamo avuto un’apertura di credito da parte del premier e dobbiamo chiudere il nostro Pattoperlasalute. Sperodi farlo entro un mese, e allora avremo i dati esatti dei risparmi».
LA REPUBBLICA – 18 marzo 2014