Cresce tra i professionisti la preoccupazione sulla partecipazione nel Fondo Atlante 2 delle loro Casse di previdenza. Dalle rappresentanze sindacali e dai Consigli nazionali arrivano proteste e richiami alla prudenza, seppure con toni e accenti diversi a seconda delle circostanze.
«Una forma di esproprio patrimoniale edulcorata con promesse di future concessioni normative e regolamentari». Non usano, per esempio, mezze misure l’Asign, l’Associazione italiana giovani notai, e l’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili. Quest’ultima in rapppresentanza dei ragionieri dato che la Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti (Cnpadc) si è da subito sfilata dal progetto insieme a Inarcassa (ingegneri e architetti) ed Enpav (veterinari).
Tra i primi a esprimere disagio all’idea di questo investimento l’Anc, Associazione nazionale commercialisti. Martedì scorso il suo presidente, Marco Cuchel, aveva sottolineato che «il patrimonio delle Casse, che costituisce il futuro previdenziale di milioni di professionisti, non dovrebbe essere messo a disposizione di operazioni il cui esito, al momento, rimane incerto». Non una bocciatura totale ma certo un richiamo alla prudenza. Di diverso tenore l’intervento dell’Anf, l’associazione nazionale forense, il cui segretario generale Luigi Pansini non si scandalizza del fatto che i professionisti contribuiscano alla crescita e al sostegno del Paese, ma ricorda come questo «non corrisponde a una politica altrettanto responsabile e attenta da parte del Governo e del sistema bancario nel confronto delle professioni».
Anche i sindacati dei medici sono in allerta, ieri sulla questione Atlante2 hanno chiesto un incontro urgente all’Enpam (il cui presidente, Alberto Oliveti, è anche presidente Adepp).
Allarmati i chimici. Due giorni fa il presidente del Consiglio nazionale, Nausicaa Orlandi, aveva detto: «Riteniamo che l’eventuale azione di sostegno della nostra Cassa al Fondo Atlante2 possa mettere fortemente a rischio i contributi per gli iscritti». Un rischio scongiurato. È, infatti, di ieri la notizia che Epap, la Cassa pluricategoriale di chimici, geologi, attuari, agronomi e forestali ha deliberato di non aderire al Fondo. Una decisione fortemente apprezzata dai Consigli nazionali di chimici e geologi.
Ma perché le Casse sono entrate nella vicenda Atlante 2? Sul tavolo il Governo ha messo una serie di carte interessanti, tra cui: riconoscere alle Casse natura”privata” e quindi toglierle dagli obblighi delle pubbliche amministrazioni cui sono soggette da quando inserite nell’elenco Istat (dalla spending review, al rispetto del Codice appalti e agli obblighi di trasparenza); intervenire al ribasso sulla tassazione, che oggi grava sia sui rendimenti finanziari (tassati al 27%) sia sulle pensioni; allargare le maglie sull’autonomia gestonale. Tutte questioni rivendicate dalla Casse negli ultimi anni e che oggi entrano in un discorso di do ut des. Il sistema Casse però, pur associato all’Adepp, vede la sovranità decisionale in capo a ogni singolo ente, e per ora le promesse si stanno scontrando con la documentazione tecnica fornita a seguito della delibera Adepp, suscitando non pochi malumori. Una defezione tra i 16 firmatari della delibera già c’è.
Federica Micardi – Il Sole 24 Ore – 30 luglio 2016