Si gioca a Bruxelles la partita più importante per la riduzione del cuneo fiscale da 10 miliardi promessa dal governo Renzi: quella delle coperture. Ieri il ministro Pier Carlo Padoan, che tornerà a Roma in serata per la riunione decisiva alla vigilia del Consiglio dei ministri, ha ripetuto che il taglio «sarà coperto in modo permanente da tagli di spesa».
Tutto ruota intorno alla possibilità (o meno) di utilizzare nella fase transitoria, in cui i risultati via via crescenti della revisione della spesa non saranno ancora a regime, risorse una tantum , come quelle del rientro dei capitali.
A ieri sera il confronto sembrava serrato, con Palazzo Chigi sempre deciso a giocarsi tutto subito con un occhio però alle posizioni di Bruxelles, senza escludere dunque un percorso più prudente di riduzione del cuneo fiscale. Percorso che, qualora la linea di utilizzare le entrate una tantum non dovesse passare, potrebbe essere in due tappe: una prima con un taglio da 2-3 miliardi di euro, finanziata con i fondi che il governo ha già reperito, e una seconda alimentata con i tagli più strutturali e/o con una tassa sulle rendite finanziarie e i grandi patrimoni. Sarebbe stata invece scartata, dopo un aspro confronto con le associazioni datoriali, l’idea di sfoltire gli incentivi alle imprese che varrebbero 1,5 miliardi. Così come è stata esclusa, per bocca del sottosegretario Delrio, l’idea di utilizzare i Fondi europei.
Se Bruxelles dovesse insistere per avere coperture tutte strutturali, i tagli dovrebbero riguardare anche settori non direttamente coinvolti dalla spending review . Ci sono interventi potenzialmente popolari, come il taglio delle spese militari, compresi gli aerei da guerra F-35 per i quali l’Italia prevede una spesa di 14 miliardi in 15 anni. Ma tra le ipotesi dei tecnici del Tesoro ci sono anche misure più delicate, come la stretta sulle pensioni di reversibilità, la quota dell’assegno previdenziale che va al coniuge dopo la morte dell’altro. E anche l’introduzione di un limite di reddito per avere diritto all’indennità di accompagnamento, quella che spetta agli invalidi civili totali. Due voci che costano allo Stato 40 miliardi di euro l’anno. Ma anche una materia socialmente sensibile, dove gli interventi sono stati più volte annunciati e poi sempre archiviati.
Quanto al derby Irap/Irpef, per trovare una mediazione fra i sostenitori del taglio alle imprese e quelli del taglio ai lavoratori, il percorso del governo potrebbe riguardare almeno due anni con l’impegno a invertire il rapporto Irap-Irpef. Se nel 2014 il taglio del cuneo dovesse andare tutto all’Irpef e quindi ai lavoratori l’anno prossimo andrebbe tutto all’Irap e quindi alle imprese. Con un’ipotesi ancor più di compromesso: quest’anno il 70% all’Irpef e il 30% all’Irap, l’anno prossimo il contrario e cioè il 70% all’Irap e il 30% all’Irpef.
Certi sono invece gli altri provvedimenti annunciati da Renzi, a partire dalle prime norme del Jobs act: disegni di legge che introducono semplificazioni nel mercato del lavoro e anche la riforma degli ammortizzatori sociali con una rimodulazione graduale dei fondi ora previsti per la Cig in deroga. L’ipotesi di interventi onerosi, invece, passa attraverso l’uso dei fondi Ue, che sono vincolati a progetti di sviluppo e che arriverebbero in seguito.
Varo sicuro anche per le norme che sbloccano i fondi — circa 2 miliardi — già in possesso dei Comuni per ristrutturare le scuole. E per il piano casa, con la cedolare ridotta in caso di contratti a canone ridotto. Infine le norme per accelerare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, che potrebbero avere anche l’effetto di alimentare gli incassi Iva contribuendo alla copertura del taglio del cuneo.
Antonella Baccaro e Lorenzo Salvia – Corriere della Sera – 11 marzo 2014