Redditività in retromarcia per l’agroalimentare nel 2012. Il bilancio del settore agricolo tracciato dall’Ismea mette in evidenza una contrazione dello 0,8% “prodotta” da quello che è ormai un deficit strutturale dell’agricoltura.
E cioè un andamento dei prezzi dei prodotti agricoli in crescita del 2% che marcia a ritmo rallentato rispetto all’aumento dei costi di produzione che sfiora il 3 per cento e su cui pesa l’impennata dei prodotti energetici (+7,0%), dei mangimi (+5%) e degli animali da allevamento. Dal 2005 gli agricoltori italiani hanno bruciato il 6% del reddito (+30% la media Ue)
Una situazione che ha di fatto congelato i redditi degli agricoltori italiani che, secondo le stime di Eurostat, hanno registrato un ritocco di solo lo 0,2% sul 2011 a fronte dell’aumento del 2,9% nella Ue a 15 e dell’1% dei 27. Dai dati Eurostat emerge anche che dal 2005 a oggi i produttori italiani hanno «bruciato» il 6% del loro reddito, mentre nello stesso periodo i colleghi comunitari hanno guadagnato il 30 per cento.
In calo nel 2012 la produzione di vino, olio e ortofrutta
Un altro dato negativo è rappresentato, secondo le valutazioni dell’Ismea, dalla flessione dei raccolti. La campagna vitivinicola 2012, con una riduzione dell’8%, è stata tra le più scarse degli ultimi decenni e lo stesso scenario si prospetta per l’olio che ha chiuso a – 11,7% rispetto al 2011. Giù frutta (-9,7%) e ortaggi (-7%) e, secondo gli ultimi dati Istat, segni negativi hanno contraddistinto i raccolti di mais (16%) e soia (4,4%). Bene invece i cereali con la crescita del 12,4% per il grano duro e di quasi il 23% per il tenero. Sul fronte della zootecnia in aumento del 4% le macellazioni suine e le consegne di latte (1%), mentre le macellazioni bovine si sono ridotte del l 3 per cento.
Agroalimentare sorretto solo dall’export
Per quanto riguarda l’industria alimentare il rapporto rileva che a fronte della debolezza della domanda interna, «l’unico motore della crescita resta l’export seppure in decelerazione rispetto al biennio 2011-2010». Le stime Ismea, infatti per l’intero 2012 indicano, in valore, un aumento del 6% delle esportazioni dell’agroalimentare. Tra i segmenti più rappresentativi del made in Italy, i prodotti con le migliori performance all’estero sono stati i preparati dolciari a base di cacao e i prodotti della panetteria, della biscotteria e della pasticceria. Bene anche le esportazioni di vini, spumanti, aceti, vermouth, pasta, preparazioni di ortaggi, legumi e frutta e preparazioni e conserve suine.
Per le associazioni agricole è una pericolosa deriva
«Un altro anno caratterizzato da segni negativi – ha sottolineato la Copagri – e ciò non per ragioni endemiche della produzione agricola, ma per il perdurante squilibrio tra i prezzi alla produzione e quelli dei fattori produttivi e per i riflessi della crisi economica».
Per Rocco Tiso, presidente di Confeuro «Questi numeri raccontano una pericolosa tendenza ormai in atto da diverso tempo: la riduzione delle produzioni agricole e quindi il rischio scomparsa per un settore economico trainante come il primario».
Il Sole 24 Ore – 13 febbraio 2013