L’indagine ha rilevato che molte persone affette da una o più patologie croniche o da problemi di salute di lunga durata trovano grosse difficoltà nel lavoro.
In termini di ore lavorate, mansioni o anche solo per raggiungere l’ufficio o l’azienda. Sono soprattutto donne e vivono soprattutto al sud. Nel II trimestre 2011, 6 milioni 556 mila persone tra i 15 e i 64 anni (16,5% della popolazione di questa fascia di età) dichiarano di essere affette da una o più malattie croniche o da problemi di salute di lunga durata o di avere difficoltà funzionali.
Lo rileva un’indagione effettuata dall’Istat sui problemi di salute e le difficoltà funzionali attraverso un questionario condiviso a livello europeo e parzialmente diverso da quelli utilizzati nelle indagini sulla salute e sulla disabilità che vengono svolte correntemente dall’Istat.
Per i problemi di salute rilevati si è fatto riferimento a malattie permanenti o problemi di lunga durata per i quali sono necessari lunghi periodi di controllo e cura; non sono inclusi i problemi di salute temporanei, anche se acuti (per esempio una frattura , un’appendicite) ma solo quelli che durano da almeno 6 mesi o si prevede che durino per almeno 6 mesi.
Per le difficoltà funzionali, invece, si fa riferimento a un’ampia gamma di azioni che condizionano le abituali attività della vita quotidiana e come per i problemi di salute, sono state prese in considerazione solo le difficoltà funzionali che producono o hanno prodotto vincoli per una durata di almeno 6 mesi.
Come sottolinea l’Istat in apertura della sua ricerca, i problemi di salute rappresentano un ostacolo per l’inserimento nel mercato del lavoro. Oltre il 50% di chi soffre di più di un problema di salute o di difficoltà funzionali è professionalmente inattivo; tale quota diminuisce sensibilmente tra quanti lamentano un solo problema o difficoltà (39,9%) e nessun problema (35,5%).
Il 38,9% (2 milioni e 549 mila) delle persone che hanno problemi di salute o difficoltà funzionali dichiara di avere limitazioni sul lavoro causate da cattive condizioni di salute; un milione 708 mila persone si sentono limitate nel numero di ore di lavoro settimanali che possono svolgere; 2 milioni 347 mila nel tipo di lavoro e nelle mansioni; circa un milione nel raggiungimento del posto di lavoro.
Il 40,6% delle donne e il 36,9% degli uomini affermano di avere almeno una limitazione nel lavoro tra quelle considerate (nel numero di ore di lavoro, nel tipo di lavoro che possono svolgere, negli spostamenti casa-lavoro). Le quote sono più alte nel Mezzogiorno e aumentano con l’avanzare dell’età, raggiungendo il 42,8% tra le persone prossime all’età pensionabile (55-64 anni).
Quasi la metà degli inattivi tra 15 e 64 anni con problemi o difficoltà funzionali lamenta almeno una limitazione nell’eventuale svolgimento di un’attività lavorativa causata dalle proprie condizioni di salute, contro il 28,5% degli occupati.
Tra gli occupati che lamentano cattive condizioni di salute, circa uno su 10 può contare su una o più forme di assistenza sul proprio posto di lavoro: disponibilità di attrezzature speciali o adattamenti all’ambiente di lavoro, assistenza personale, flessibilità nelle modalità di prestazione lavorativa. Tra le persone che non hanno un lavoro, invece, oltre un quarto (26,6%) dichiara che avrebbe bisogno di usufruire di almeno una delle forme di assistenza per poter lavorare.
Oltre un milione e mezzo di individui con problemi di salute o difficoltà funzionali (24,2% della popolazione 15-64 anni nelle stesse condizioni) riferisce di avere almeno una limitazione, diversa dai problemi di salute, nello svolgimento di un’attività lavorativa. Tra questi, circa un milione di persone (30,5% della popolazione con le stesse caratteristiche) lamenta più problemi di salute o difficoltà funzionali, mentre 540 mila ne dichiarano solamente uno (17,3%).
La quota è molto più bassa tra le persone che non dichiarano problemi di salute; si tratta, infatti, di 2 milioni e 617 mila individui pari all’8,7% della popolazione di 15-64 anni che non riferisce problemi di salute
Quotidiano sanita – 6 maggio 2013