Quasi 9 miliardi di minori entrate per lo Stato nel 2013, compensate solo in parte dal oltre 6 di prelievo aggiuntivo. È questo il saldo, sulla carta favorevole al contribuente, delle misure fiscalidella legge di stabilità.
Se però si guarda non alla contabilità ma all’effetto concreto per famiglie e imprese (effetto che certo deriva anche da scelte precedenti a questo esecutivo) allora il segno favorevole si rovescia in un aggravio di circa 4 miliardi, a causa dello scatto di un punto dell’Iva.
I numeri si ricavano dalla relazione tecnica al provvedimento, che evidenzia anche altri effetti delle novità decise dal governi. Ad esempio l’imposta di bollo sulle transazioni finanziarie introdotta come anticipazione della Tobin tax europea porterà nelle casse dello Stato circa 1,1 miliardi in più, ma secondo le stime dello stesso governo provocherà anche una contrazione del 30 per cento delle compravendite azionarie e dell’80 per cento di quelle relative ai derivati.
Complessivamente la riduzione di un punto delle aliquote Irpef attualmente al 23 e al 27 per cento dovrebbe portare per i contribuenti un beneficio di circa 6 miliardi, differenziato però nei prossimi anni a causa del meccanismo di versamento dell’imposta basato su saldi e acconti: 4,2 miliardi nel 2013, 6,5 nel 2014 e 5,9 nel 2015. A questi vanno aggiunti gli effetti positivi delle nuove aliquote sulla tassazione del Tfr, stimati in 120 milioni l’anno. L’altra voce a favore del contribuente è l’importo stanziato per la detassazione dei premi e dei contratti orientati alla produttività: 1,2 per il prossimo anno e 400 per i successivi. Il testo indica però che queste risorse saranno spese per la finalità prevista (tassazione ridotta al 10 per cento su una quota di retribuzione) solo se, a seguito di un accordo tra le parti sociali, il governo potrà entro gennaio stabilire modalità e limiti della detassazione. Altrimenti i fondi andranno a ridurre il deficit pubblico.
Poi c’è l’Iva: voce che il governo considera come una riduzione d’imposta per 3,3 miliardi, perché l’incremento di due punti delle aliquote già previsto da una legge in vigore è stato dimezzato per il 2013. Concretamente però per il contribuente si tratterà a regime di un aggravio di 6,6 miliardi, sebbene già scritto nelle norme. Per il prossimo anno l’impatto è della metà e dunque il beneficio per i cittadini si riduce a poco più di 2 miliardi.
Dall’altra parte, quella dell’avere per lo Stato, ce ne sono oltre 6 miliardi derivanti dai grandi e piccoli inasprimenti a carico di famiglie e imprese. Le voci più consistenti sono tre: la stretta su oneri deducibili e detraibili ai fini dell’Irpef, l’introduzione della cosiddetta Tobin tax e la stabilizzazione dell’accisa sui carburanti che era strada introdotta per finanziare la ricostruzione dell’Emilia. Nel primo caso si tratta in realtà di due misure diverse pur se collegate. Da una parte la franchigia di 250 euro su oneri deducibili e detraibili (quelli previsti dagli articoli 10 e 15 del Testo unico sulle imposte dirette) che vale quasi un miliardo l’anno con effetto più pesante sul 2013 a causa del gioco tra acconti e saldi, dall’altra il tetto di 3 mila euro alle sole spese detraibili che ne vale 173. Nel complesso quasi 1,2 miliardi.
È invece di 1,1 miliardi l’anno il gettito atteso dall’imposta di bollo dello 0,05 per cento sulle transazioni finanziarie (azioni e derivati). E varrà circa 950 milioni il prossimo anno la conferma dell’accisa pro-terremoto, resa strutturale come è già avvenuto molte volte in passato in situazioni analoghe.
Introiti minori ma non trascurabili sono attesi da altre misure fiscali. La minore deducibilità delle auto aziendali porterà un maggior gettito di oltre 500 milioni. Il conto per le assicurazioni, colpite dal’aumento dell’acconto slle riserve tecniche, sarà a regime di quasi 400 milioni, mentre le cooperative sociali ne perderanno circa 150 per il passaggio dal 4 al 10 per cento dell’Iva sulle prestazioni per servizi sanitari e scolastici verso soggetti svantaggiati.
Dalla tassazione – al di sopra dei 15 mila euro di reddito – di pensioni di invalidità e di guerra prima esenti dall’Irpef il governo attende 250 milioni. E 175 ne dovrebbero arrivare dall’applicazione dell’imposta di bollo anche sui certificati penali rilasciati dall’autorità giudiziaria: finora non era dovuta.
Il Messaggero – 15 ottobre 2012