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    Home»Notizie ed Approfondimenti»Iva, la bocciatura dell’Ue rischia di far aumentare le accise sulla benzina. Nei conti pubblici si apre un nuovo buco da 700 milioni di euro
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    Iva, la bocciatura dell’Ue rischia di far aumentare le accise sulla benzina. Nei conti pubblici si apre un nuovo buco da 700 milioni di euro

    pecore-elettricheInserito da pecore-elettriche23 Maggio 2015Nessun commento3 Minuti di lettura
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    Roberto Giovannini. Non è chiuso ancora il fronte delle pensioni, ed ecco che se ne apre uno nuovo con la bocciatura da parte della Commissione Europea del criterio fiscale del «reverse charge» per l’Iva nella grande distribuzione. Una brutta notizia per il governo, perché senza il ricorso a questo meccanismo di pagamento delle imposte indirette pensato per ridurre l’elusione e l’evasione fiscale si apre immediatamente nella casse dello Stato un buco di 700 milioni per il 2015. Che, ovviamente, si aggiunge alla maggior spesa dovuta al (parziale) rimborso della perequazione delle pensioni.

    Sul fronte della previdenza il clima resta davvero caldissimo. In un’intervista a Repubblica, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan spara a zero contro la Corte Costituzionale, rea di non aver considerato l’impatto sui conti pubblici della sentenza. «Non so chi avrebbe dovuto quantificare il costo – attacca Padoan – ma in un dialogo di cooperazione tra organi dello stato indipendenti – come governo, Corte, ministri e Avvocatura sarebbe stata opportuna la massima condivisione dell’informazione. Se ci sono sentenze che hanno un’implicazione di finanza pubblica, deve esserci una valutazione dell’impatto. Anche perché serve a formare il giudizio sui principi dell’equità. Questo è mancato e auspico – conclude il ministro – che in futuro l’interazione sia più fruttuosa».

    Parole istituzionalmente pesanti, che fanno insorgere le opposizioni: Renato Brunetta (Fi) le definisce «eversive», il M5S parla di «bestemmia istituzionale», mentre per la Cgil il segretario Susanna Camusso dice che la Consulta «non è un ufficio del ministero dell’Economia e delle finanze». Un fuoco di fila che costringe Matteo Renzi, da Riga, a correggere il tiro: «Lavoriamo nel massimo rispetto e raccordo istituzionale, abbiamo rispettato la sentenza della Corte costituzionale».

    Intanto, però, ecco una nuova grana – da 700 milioni di euro – per i conti italiani. La Commissione europea infatti dice no all’estensione del meccanismo di reverse charge alla grande distribuzione. L’ultima parola spetterà al Consiglio, ma è certo che il criterio adottato viola secondo Bruxelles la direttiva sull’Iva. Perché «non c’è prova sufficiente che la misura richiesta contribuisca a combattere le frodi»; può far spostare le frodi «nel commercio al dettaglio o in altri Stati»; e «non deve essere usata sistematicamente per mascherare la sorveglianza inadeguata delle autorità fiscali di uno Stato». Bisogna dire che da qualche settimana l’Italia era già a conoscenza di questo orientamento.

    Formalmente la rinuncia a questa misura fiscale (molto osteggiata dalle imprese del settore delle grande distribuzione, che avevano presentato il ricorso all’Unione Europea) avrebbe come immediata conseguenza lo scatto in automatico di una clausola di salvaguardia che aumenta l’accisa su benzina e gasolio a partire dal primo luglio. Ma dal Tesoro rassicurano che «c’è il fermo impegno del governo» ad evitare il rincaro. Tuttavia c’è il rischio che un altro elemento della manovra antievasione prevista nell’ultima Legge di Stabilità possa saltare: si tratta del meccanismo dello split payment, concepito per evitare le «frodi carosello» sull’Iva e incassare 900 milioni nel 2015. Per adesso è ancora sotto esame, e si spera che tutto vada per il meglio.

    La Stampa – 23 maggio 2015 

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