Con il via libera della Camera al Jobs act, la legge delega sul lavoro torna in terza lettura al Senato per l’ok definitivo. L’accordo raggiunto tra Pd e Ncd ha blindato il testo, ecco perché non sono previste ulteriori modifiche. L’obiettivo è chiudere entro il 9 dicembre e approvare i principali decreti delegati entro fine anno. Il primo decreto delegato quello su contratto a tutele crescenti e sulla semplificazione dei licenziamenti, dovrebbe essere emanato già la prossima settimana per entrare in vigore il 1° gennaio così come annunciato dal governo. Ma ecco cosa cambia. Si crea un nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Limitato il reintegro previsto per le aziende con più di 15 dipendenti. Riordino degli ammortizzatori sociali e più tutele per la maternità. Basta co.co.co., nuove norme sui controlli a distanza. E i dipendenti di aziende in crisi potranno acquisire l’impresa. Ecco i punti chiave in sintesi della riforma del mercato del lavoro prevista dalle legge delega.
I LICENZIAMENTI
Il vecchio articolo 18 dello Statuto, quello che prevedeva il reintegro nel posto di lavoro nel caso di licenziamento individuali senza giusta causa, non c’è ormai più. Già la legge Fornero del 2012 l’aveva fortemente depotenziato. Il reintegro resterà solo nei casi di licenziamenti nulli o discriminatori, decisi, cioè, sulla base del sesso, della religione, delle opinioni politiche ecc, del dipendente. In questi casi, accertati dal giudice, il lavoratore licenziato avrà diritto a tornare nel suo posto di lavoro. Per i licenziamenti economici, quindi conseguenti ad una crisi dell’azienda, sarà previsto esclusivamente il risarcimento monetario. Riemergerà la cosiddetta “tutela reale” (il reintegro) solo in alcune «specifiche fattispecie » dei licenziamenti disciplinari, ben tipizzate in modo tale da ridurre al minimo la discrezionalità dei giudici. I tecnici di Palazzo Chigi e del ministero del Lavoro stanno già scrivendo le norme attuative. Si è ipotizzato di limitare il reintegro ai lavoratori licenziati con l’accusa rivelatasi poi infondata di aver commesso un reato perseguibile d’ufficio. Più probabilmente il reintegro scatterà quando si accerterà che il dipendente è stato licenziato sulla base di un’accusa poi scoperta falsa, come quella, per esempio, di aver rubato. Non è escluso che il datore di lavoro possa optare per il pagamento di un indennizzo ma più alto di quello previsto nelle altre situazioni. Nei casi di conciliazione diretta tra le parti il lavoratore non dovrebbe pagare le tasse sulla cifra ottenuta come risarcimento.
IL CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI
Il decreto attuativo sul nuovo articolo 18 sarà anche quello che introdurrà il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Il governo vuole che entri in vigore dal primo gennaio del 2015 insieme agli incentivi fiscali e contributivi (eliminazione del costo del lavoro dal calcolo dell’Irap, azzeramento dei contributi per i primi tre anni) previsti dalla legge di Stabilità per i neo-assunti. È il contratto su cui scommette l’esecutivo. Per tutti i neoassunti (compreso chi passerà da un posto ad un altro) con contratto a tutele crescenti varranno le nuove regole sui licenziamenti. A crescere sarà solo l’ammontare dell’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato. E crescerà con l’anzianità di servizio maturata dal lavoratore.
MENO CONTRATTI ATIPICI
Parallelamente con l’arrivo del contratto a tutele crescenti, incentivato dagli scontri fiscali e contributivi, dovrebbero ridursi le altre tipologie contrattuali. In ogni caso il nuovo contratto non sarà l’unico contratto, come si era ipotizzato diverso tempo fa. Il governo ha detto che intende far morire i contratti di collaborazione (i co. co. co) ma non ha precisato quali altre tipologie scompariranno.
NUOVI AMMORTIZZATORI SOCIALI7Cambierà anche l’attuale Aspi (assegno sociale per l’impiego), cioè la vecchia indennità di disoccupazione, e la cosiddetta mini-Aspi, destinata oggi alle circa 300 mila collaborazioni monoc ommittenti che il governo vuol fare rientrare nel lavoro subordinato. La platea dei destinatari dell’Aspi dovrebbe essere estesa e forse anche la durata. Molto dipenderà dalle risorse disponibili, per ora ci sono 1,9 miliardi. La riforma complessiva della cassa integrazione arriverà solo in un secondo momento. Nella legge è già stabilito che la cessazione dell’attività aziendale o anche solo di un ramo non permetterà come accade oggi di accedere alla cassa integrazione.
MANSIONI E CONTROLLI
E in caso di crisi aziendali sarà possibile demansionare il lavoratore per salvaguardare il suo posto di lavoro. L’abbassamento dell’inquadramento professionale non dovrebbe comportare una riduzione della retribuzione. Possibili pure i controlli a distanza sugli impianti e sugli strumenti da lavoro (dal personal computer al cellulare) affidati al dipendente.
Con le modifiche dell’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori (legge 300/1970) è prevista la revisione della disciplina dei controlli a distanza sugli impianti e sugli strumenti di lavoro, tenendo conto dell’evoluzione tecnologica rispetto ai livelli di 45 anni fa. Le nuove misure riguarderanno unicamente le forme di controllo degli impianti e non dei singoli lavoratori e verranno adottate «contemperando le esigenze produttive ed organizzative dell’impresa con la tutela della dignità e della riservatezza del lavoratore».
26 novembre 2014