Jobs Act, duello sulle correzioni. Il ddl delega verrà modificato alla Camera. Approvazione definitiva entro l’anno
Il ministro Poletti: «Vogliamo un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti conveniente e che assorba la maggior parte dei nuovi contratti»
Il disegno di legge delega sul lavoro verrà modificato alla Camera. Modifiche di «cosmesi» – come fanno filtrare i tecnici vicini al premier – non certo sul nodo dei licenziamenti che non verrebbe rimesso in discussione. Ma correzioni ci saranno. E quali che siano i contenuti non dovranno inficiare l’obiettivo di arrivare all’approvazione definitiva entro l’anno.
L’iter parlamentare del Jobs Act riparte giovedì, 16 ottobre, in commissione Lavoro a Montecitorio, presieduta da Cesare Damiano e dove la maggioranza Pd non è renziana. E proprio ieri Damiano ha ribadito la sua posizione: prima di tutto evitare il discorso «fiducia bis», perché ora non ci sono più scadenze a breve da rispettare e la delega può essere chiusa entro dicembre. Serve, invece, fare una discussione ampia, partendo dalle posizioni dei partiti e tenendo conto dell’opinione del governo «come si è sempre fatto». Certo «le materie da toccare potrebbero essere parecchie» ha riconosciuto l’ex ministro. Soprattutto, «si potrebbe anche tenere conto delle dichiarazioni del premier Renzi su rappresentanza sindacale, partecipazione dei lavoratori e contrattazione decentrata». Poi c’è il nodo dell’articolo 18, il tema più caldo, su cui è stato fatto «un passo avanti nella direzione del Pd, che però non è stato incluso nel testo» si limita a ribadire Damiano. Ma proprio su questo punto, come detto, il Governo resta fermissimo sulla versione attuale del disegno di legge.
Se in casa Pd il confronto resta aperto, è dal principale alleato di maggioranza che arriva l’altolà. «L’eventuale delusione sull’efficacia della riforma sarebbe proporzionale alle attese che ha suscitato. Se la Camera peggiorasse il testo e se i decreti delegati non fossero coerenti si determinerebbe un colpo di frusta sulla credibilità del Governo e il Nuovo centrodestra non potrebbe accettarlo» ha dichiarato Maurizio Sacconi, mentre Maurizio Lupi ha aggiunto: «Sull’articolo 18 Renzi non può fare passi indietro». E a completare il cerchio della posizioni dell’Ncd è arrivata anche la dichiarazione di Angelino Alfano sull’ipotesi del voto di fiducia: «Se sarà necessario lo si chiederà e in tutti i casi non fa male perché questo è un provvedimento di forte matrice riformatrice e di grande forza per il futuro di questa nostra esperienza di governo perché la marca in modo molto chiaro».
Contro l’ipotesi di un nuovo voto di fiducia, peraltro, ieri s’è espressa Forza Italia, che ha paragonato l’eventualità a una «rottamazione della democrazia parlamentare».
Sui contenuti della riforma è invece intervenuto il ministro Giuliano Poletti che, dopo aver ricordato come oggi su cento nuovi contratti 83 sono precari, ha ribadito l’obiettivo centrale della delega: «Noi vogliamo un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti – ha affermato Poletti – che sia conveniente dal punto di vista normativo ed economico e diventi lo strumento che assorbe la maggior parte dei nuovi contratti. Tutto questo darà un elemento di stabilità alla società, produrrà una condizione di possibilità di investimento e consentirà l’apertura di una fase nuova nel nostro Paese».
Il Sole 24 Ore – 12 ottobre 2014