Il Ddl delega, meglio noto come Jobs act, ha superato ieri l’esame della commissione Lavoro del Senato con il voto favorevole di tutti i partiti della maggioranza, l’astensione di Forza Italia, mentre i senatori di 5 Stelle e di Sel hanno abbandonato per protesta. L’esame dell’Aula di Palazzo Madama è atteso a partire dal 23 settembre. La mediazione raggiunta tra il relatore, Maurizio Sacconi (Ncd), e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sull’ultimo nodo da sciogliere, l’articolo 4 del Ddl con la delega al governo per la riscrittura dello Statuto dei lavoratori in un testo organico semplificato, ha retto. Anche se la minoranza Pd resta fortemente critica sull’articolo 18, trovando una sponda nei sindacati pronti ad una mobilitazione unitaria. Veniamo ai contenuti della delega più “spinosa”: le nuove assunzioni avverranno con il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, legato all’anzianità di servizio.
Secondo quanto spiegato dallo steso premier Renzi, non avranno la tutela reale dell’articolo 18 in caso di licenziamento illegittimo: la reintegra sarà sostituita dal pagamento di un indennizzo economico crescente. Per la minoranza Pd, invece, l’articolo 18 va sospeso per una fase inziale (anche di 3 anni o più), ma poi deve essere ripristinato. Sono esclusi i lavoratori già assunti con contratto a tempo indeterminato che continueranno ad avere garantita la protezione dell’articolo 18.
Tra i principi oggetto della delega al governo figurano anche la revisione della disciplina delle mansioni con un “paletto” che prevede «limiti alla modifica dell’inquadramento», così come la revisione della disciplina dei controlli a distanza che «tenga conto dell’evoluzione tecnologica e contemperi le esigenze produttive con la tutela della riservatezza del lavoratore», contenute rispettivamente all’articolo 4 e 13 dello Statuto dei lavoratori del 1970. Si potrà sperimentare il compenso orario minimo per rapporti di lavoro subordinato e collaborazioni coordinate e continuative non regolate da contratti siglati da sindacati e associazioni datoriali più rappresentative (previa consultazione). Sulla scia dei mini jobs tedeschi si prevede il ricorso a prestazioni accessorie per attività occasionali in tutti i settori produttivi, incrementando gli attuali limiti di reddito, con l’impiego di voucher per la tracciabilità. Insieme alla razionalizzazione e semplificazione dell’attività ispettiva.
Tra le altre 4 deleghe del Ddl, una riguarda gli ammortizzatori sociali: non potrà più essere concessa la cassa integrazione in caso di cessazione di attività aziendale, e saranno rimodulati gli oneri contributivi tra i settori in funzione dell’effettivo utilizzo. L’Aspi (ammortizzatore che sostituisce la disoccupazione) sarà esteso ai Co.co.co., ma il beneficio per tutti è condizionato alla partecipazione a programmi di formazione, riqualificazione e ricerca del lavoro. Si amplia il campo di applicazione dei contratti di solidarietà con la possibilità di utilizzarli in chiave “espansiva”, eliminando alcuni vincoli per l’aumento d’organico riducendo l’orario di lavoro. Un’altra delega riguarda le politiche attive del lavoro con l’istituzione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione che avrà competenze gestionali (oggi divise tra più soggetti) su servizi per l’impiego, politiche attive e Aspi. Si prevede il contratto di ricollocazione con agenzie per il lavoro o altri operatori accreditati, che saranno remunerati solo una volta inserita la persona nel mondo del lavoro. Le altre due deleghe riguardano la semplificazione delle procedure e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Tra colleghi si potranno cedere tutti o parte dei giorni di riposo aggiuntivi spettanti in base al contratto nazionale a favore del lavoratore genitore di figlio minore con necessità di cure costanti.
Il Sole 24 ore – 19 settembre 2014