Il presidente Ruffato li rassicura: «Allarme ingiustificato». Come soffia forte il vento dell’antipolitica. Così tanto da far vacillare le serene certezze degli iscritti all’Associazione dei consiglieri regionali del Veneto, 140 per la stragrande maggioranza ex di breve o lungo corso, riuniti ieri a Conegliano nella loro assemblea semestrale per affrontare, fra gli altri, il cruciale tema «Le indennità differite: quali prospettive?».
Se la domanda era carica di una certa preoccupazione, la risposta è stata prodiga di rassicurazioni: nessuno può (né vuole, è stato poi precisato da Venezia) mettere in discussione i vitalizi degli inquilini di Palazzo Ferro Fini andati in pensione. Eppure il timore dev’essere serpeggiato, se al proposito il sodalizio presieduto da Aldo Bottin ha chiesto un parere legale all’avvocato Maurizio Paniz, esperto di una materia di cui si era occupato anche da parlamentare alla Camera.
«Colpa di questa continua polemica – ha spiegato il presidente Bottin – sui cosiddetti privilegi della casta. Abbiamo sentito il dovere di tranquillizzare gli associati sul rispetto dei diritti acquisiti. Quanto prendiamo al mese? Da 1.500 a oltre 3.000 euro, dipende dal numero delle legislature, c’è chi ne ha fatte anche quattro. Ma non dobbiamo sentirci in colpa per questo, perché non abbiamo rubato nulla, semplicemente in quegli anni abbiamo lavorato e ora percepiamo quanto previsto dalla legge. Certo, c’è chi ci ha guadagnato ma c’è anche chi ci ha rimesso, del resto così è la vita».
La questione non è però tanto di aleatoria filosofia, quanto di consolidata giurisprudenza secondo l’avvocato Paniz, che sul punto ha illustrato i pronunciamenti della Consulta sulla natura previdenziale dell’assegno vitalizio. «Il mio non è un intervento politico – ha premesso il legale – bensì puramente tecnico. In più occasioni la corte costituzionale ha ribadito la legittimità del trattamento pensionistico corrisposto a chi ha dedicato alla collettività anni, se non addirittura decenni, della propria vita, affinché abbia in vecchiaia la sicurezza che altrimenti gli sarebbe preclusa dal mancato svolgimento di altre attività. In questo senso gli ex consiglieri regionali non devono essere privilegiati, ma nemmeno penalizzati, rispetto alle altre categorie professionali: anche loro hanno una pensione che dev’essere proporzionata all’età e al servizio».
Al riguardo la casistica è piuttosto ampia, essendo regolata da ben tre leggi regionali che tentano di disciplinare una miriade di situazioni particolari, frutto della variegata combinazione di diversi requisiti, fra i quali la legislatura di appartenenza, la durata del mandato e gli anni di contribuzione. Così è da quarant’anni e così sarà per il prossimo. Dopodiché, dal 2015, i futuri eletti dovranno seguire nuove regole. «Com’è noto a tutti – ha ricordato da Venezia il presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato – abbiamo abolito i vitalizi a partire dalla prossima legislatura ed entro questa definiremo le modalità di passaggio al sistema contributivo su modello della Camera. Posso però assicurare che non è mai stato posto in discussione né dal sottoscritto né dall’ufficio di presidenza, né da altri consiglieri, il diritto degli ex colleghi a percepire quanto riconosciuto dalle leggi. Temo purtroppo che sull’argomento si stia facendo confusione all’interno della stessa associazione, finendo per generare allarmi del tutto ingiustificati».
Saranno anche immotivati, ma ogni tanto vale la pena farli risuonare, secondo gli amministratori regionali in quiescenza. «Possiamo criticare la politica e i partiti, ma non disfarli, altrimenti torneremmo all’epoca del Duce. Lo dico da figlio di un partigiano che si è battuto per la democrazia. Come mi chiamo? Danillo Riello, consigliere della seconda legislatura, comunista. E per favore lo scriva che sono rimasto comunista».
Angela Pederiva – Corriere del Veneto – 7 dicembre 2013