Sarà importante la riunione di oggi del direttivo della Cgil: segnerà la linea della confederazione per i prossimi anni. Il sindacato guidato da Susanna Camusso si appresta infatti ad entrare in una sorta di campagna elettorale fino alle elezioni politiche del 2018. Campagna con forti connotati di opposizione al governo Renzi, che rischia di creare non pochi problemi alla sinistra del Pd.
Oggi, infatti, la Cgil tirerà le fila della capillare consultazione svolta negli ultimi mesi nei luoghi di lavoro sul varo di una piattaforma basata su due capitoli: 1) Una proposta di legge di iniziativa popolare sulla Carta dei diritti universali del lavoro, in pratica una nuovo Statuto dei lavoratori che estenda al mondo del precariato le tutele finora riservate ai dipendenti della media e grande impresa. La Cgil comincerà da subito la raccolta di firme, con l’obiettivo dichiarato di raccoglierne «milioni», così da costringere il Parlamento ad esaminare la proposta. 2) Un pacchetto di quesiti referendari che, attraverso il combinato disposto dell’abrogazione di norme contenute in leggi diverse (dal vecchio Statuto dei lavoratori alla riforma Fornero del mercato del lavoro al Jobs act) vada nella stessa direzione della Carta dei diritti.
Anche la raccolta di firme per i referendum dovrebbe cominciare subito. Il pacchetto si comporrà di tre o quattro quesiti, con i seguenti obiettivi: limitare drasticamente l’utilizzo dei voucher, i buoni coi quali si pagano i lavori occasionali; tutelare i lavoratori coinvolti negli appalti pubblici; ripristinare il vecchio articolo 18 (diritto al reintegro nei licenziamenti senza giusta causa) non solo nelle aziende con più di 15 dipendenti (come prevedeva la legge 300 del 1970, che da un anno non si applica più sui contratti a tutele crescenti introdotti dal Jobs act) ma addirittura nelle imprese con più di 5 addetti; abrogare l’articolo 8 del decreto legge del 13 agosto del 2011, voluto dall’allora ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che consente ai contratti di derogare alle leggi, per realizzare flessibilità anche su orari e sanzioni disciplinari (licenziamenti compresi).
Su questa piattaforma il consenso raccolto nella consultazione con la base è molto ampio. E ciò spingerà la segreteria Camusso a proporre la mobilitazione di tutta la Cgil su entrambi i fronti (proposta di legge e referendum) con una raccolta di firme «contestuale». Una soluzione che piace al grosso dell’organizzazione e soddisfa il segretario della Fiom, Maurizio Landini, leader dell’ala dura della Cgil. Perplessità ci sono invece in alcune categorie – trasporti, edilizia, chimici – e in qualche territorio, che preferirebbero una politica dei due tempi: prima lanciare la proposta di iniziativa popolare e, solo se il Parlamento non la esaminasse tempestivamente, passare all’arma finale dei referendum. Una posizione, questa, che trova echi nella segreteria confederale solo in Fabrizio Solari, che però è in uscita per scadenza del mandato. I moderati vorrebbero evitare, appunto, di entrare una spirale di scontro frontale col governo, che inevitabilmente finirebbe per scatenare tensioni su due fronti: quello dei rapporti con Cisl e Uil, proprio nel momento in cui le tre confederazioni si sono riavvicinate dopo anni di divisioni; quello dei rapporti col Pd e in particolare con la sinistra del partito che si troverebbe costretta a scegliere in via definitiva tra la Cgil e Matteo Renzi.
Il Corriere Economia – 21 marzo 2016