Le cicogne stanno diventando sedentarie e non migrano più. Quello che le muoveva nel viaggio prima dell’inizio dell’inverno, infatti, adesso lo trovano anche qui. Per la precisione, nelle nostre discariche. Lo mostra una ricerca tedesca pubblicata sulla rivista Science Advances, per la quale si sono seguiti settanta giovani esemplari di cicogna bianca nati in Armenia, Grecia, Polonia, Russia, Spagna, Germania, Tunisia e Uzbekistan, grazie a piccoli dispositivi dotati di Gps. Lo scrive Silvia Bencivelli oggi su Repubblica
I risultati sono stati molto difformi, ma segnalano l’inizio di un cambiamento importante: le cicogne starebbero imparando a cibarsi dei rifiuti che trovano vicino alle industrie e ai margini delle città, quindi non hanno più bisogno di affrontare lunghi viaggi pericolosi verso Sud. Ed è facile immaginare che sempre più spesso passeranno l’inverno con noi. Per i ricercatori, è un ulteriore esempio di come alcune specie animali modifichino il proprio comportamento a causa dell’influenza dell’uomo. Ma quali saranno le conseguenze a lungo termine non lo sanno nemmeno loro.
La cicogna bianca, infatti, per antica tradizione, migrerebbe dall’Europa in Africa all’inizio dell’inverno. Ma non migrerebbe tanto per il freddo, quanto per trovare il cibo, che d’inverno qui è generalmente meno disponibile che d’estate. Cioè la cicogna non migra solo per istinto, come i cosiddetti “migratori obbligati”: quelli che, come la rondine, sono geneticamente programmati per modificare il proprio corpo in previsione dell’arrivo dell’inverno, e partire. La cicogna migra per opportunità, alla ricerca di cibo, seguendo il gruppo, secondo abitudini apprese e rotte non regolari. Ma come per tutti i migratori il viaggio è un’abitudine rischiosa, in cui il rischio di morire è alto. Quindi non sorprende scoprire che, poco alla volta, potendo farne a meno, i gruppi di cicogne stiano imparando a muoversi su rotte sempre più brevi e a nutrirsi dei rifiuti dell’uomo che trovano a portata di mano. Del resto, è quello che è capitato anche al gabbiano reale, sempre più presente nelle nostre città.
Quello che però ha colpito i ricercatori è che la rinuncia alla migrazione è risultata molto disomogenea. A dimostrare che il comportamento migratorio è tutt’altro che fisso e immutabile, anzi. Infatti, mentre le cicogne di Russia, Polonia e Grecia sono partite per il consueto lungo viaggio fino al meridione del continente africano, quelle di Spagna, Tunisia e Germania si sono fermate a nord del Sahara. Quelle armene hanno fatto percorsi ancora più brevi, e le cicogne uzbeke non sono partite affatto. Le cicogne che si sono fermate a nord del Sahara sono sopravvissute mangiando immondizia, spiegano i ricercatori, nei fast food delle discariche umane. E le cicogne uzbeke si pensa che abbiano imparato a nutrirsi degli scarti dell’industria ittica, rendendo così non più necessaria la tradizionale lunghissima migrazione fino ad Afghanistan e Pakistan.
Tutto questo potrebbe sembrare una buona notizia per le cicogne, almeno nell’immediato, ma in realtà presenta alcuni svantaggi. Lo ha spiegato alla Bbc il primo ricercatore Andrea Flack dell’Istituto di Ornitologia del Max Planck Institute: «Per una cicogna una discarica è un bel posto, perché ci trova un sacco di cibo. Ma il rischio c’è: un boccone sbagliato ed è morta».
Quanto al lungo termine, ci si può sicuramente aspettare un’importante ricaduta sull’ecologia degli ecosistemi, compresi quelli da cui noi traiamo i maggiori benefici. Perché la cicogna bianca, in condizioni normali, mangia le locuste, che sono infestanti per le coltivazioni soprattutto in Africa. E poi insetti, anfibi, vermetti, topolini, serpenti, lucertole. Ma per le cicogne il rischio sembra essere uno: quello di diventare troppo dipendenti dagli umani e dalle loro città, e soprattutto dalle loro cattive abitudini. Chissà: magari, anche quelle, prima o poi cambieranno.
Silvia Bencivelli – Repubblica – 29 gennaio 2016