Meno merendine e bibite gassate e più dolci fatti in casa: gli italiani, secondo uno studio di Unioncamere – risparmiano sul cibo e hanno ridotto la spesa di due miliardi l’anno. Nel 2013 la spesa alimentare dovrebbe tornare ai livelli degli anni Sessanta mentre nel 2014 è attesa una stabilizzazione dei consumi.
L’associazione si attende, dopo un periodo di bassa inflazione, una ripresa dei prezzi di circa mezzo punto nei prossimi 6-9 mesi a causa dell’aumento dell’Iva.
Notizie confermate anche da un’indagine del Codacons che si concentra sul prossimo Natale. Che sarà di austerity, con una contrazione dei consumi tradizionale di 7,5%. Nelle intenzione della famiglia spiccano riduzioni di spesa per abbigliamento e calzature (-11%), arredo per la casa (-10%), viaggi (-8,5%) e ristorazione (-8%). Andrà meglio, invece, per i comparti giocattoli, elettronica e hi-tech e alimentari, settori per i quali le famiglie al momento non intendono applicare tagli drastici.
L’indagine di Unioncamere spazia invece sugli ultimi sei anni, quelli di crisi. Secondo l’Indis, Istituto dell’ Unioncamere specializzato nella distribuzione dei servizi, gli italiani hanno cambiato le abitudini di consumo. Sono più cauti nella spesa e più attenti agli sprechi. Oggi, un italiano su due compra solo l’essenziale, acquista facendo ricorso a promozioni e offerte, riscoprendo il valore della cucina domestica e delle attività amatoriali di coltivazione e cura del verde. Uno su tre ha addirittura ridotto le quantità, cioè compra semplicemente di meno. L’insieme di queste strategie di risparmio permette alle famiglie italiane di ridurre la spesa alimentare di oltre 2 miliardi all’anno, e in pratica di sterilizzare completamente l’aumento dei prezzi alimentari. L’inflazione comunque, secondo lo studio, anche nel 2014 dovrebbe mantenersi sotto il punto e mezzo percentuale.
“La crisi – commenta il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – ha indotto tante famiglie italiane a industriarsi in mille modi per ridurre il costo della spesa e far quadrare i bilanci a fine mese. Sarebbe auspicabile ora individuare strumenti in grado di sostenere i redditi per non alimentare una spirale deflattiva”.
Dall’inizio della crisi, le famiglie hanno messo in campo una serie di accorgimenti alla ricerca del risparmio: dal nomadismo commerciale e la caccia alle promozioni fino allo spostamento verso i prodotti a marchio dei distributori. Ma nell’ultima fase, a queste azioni si sono aggiunte la lotta agli sprechi alimentari e la rinuncia ai prodotti non strettamente necessari. Sono stati penalizzati i prodotti non fondamentali come i dolci e le merendine, sostituite, secondo la ricerca, da prodotti fatti in casa. Battuta d’arresto nelle vendite è stata registrata dalle bevande gassate ed in particolare le cole ma anche per il vino e l’olio di oliva. Sono diminuiti i pasti extra-domestici (-2,5%) mentre si riduce la produzione pro-capite (passata dai circa 550 chilogrammi del 2006 ai 502 del 2012). Inoltre, circa 7,4 milioni di italiani (14,6% della popolazione maggiorenne) sono impegnati in attività amatoriali di coltivazione e cura del verde (oltre il 17% di questi hanno iniziato negli ultimi cinque anni, proprio in coincidenza con l’avvio della crisi economica).
Il Sole 24 Ore – 17 novembre 2013