
La diffusione. L’Italia ora è seconda. Ma il centro dei contagi si muove in fretta
Il 24 gennaio gli abitanti di Wuhan chiusero la porta di casa e si ritrovarono nella zona rossa più grande del mondo. L’epidemia allora colpiva 850 persone. Sei settimane dopo la storia si ripete in Italia, seconda al mondo dopo la Cina per vittime e contagi. La curva dell’epidemia nei due paesi è simile. E speriamo che continui a esserlo: dopo un mese e mezzo a Wuhan i casi hanno iniziato a frenare. Nel frattempo il film è partito in Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti. Tutti oggi si trovano sulla rampa di lancio di una curva in rapida salita. È un film che si ripropone identico ovunque, anche se sfasato di qualche settimana.
«Ogni paese deve darsi da fare per fermare, contenere, controllare, ritardare e ridurre l’impatto di questo virus»: il direttore dell’Organizzazione Mondiale per la Salute Tedros Adhanom Ghebreyesus non si stanca di ripetere che l’epidemia non conosce confini. «Anche noi prenderemo misure simili all’Italia, è questione di tempo», ha previsto il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Ieri i paesi toccati erano 101 su 193, con 107 mila contagiati e quasi 3.700 vittime. Quando la Cina scioglierà il cordone sanitario per 50 milioni di cittadini, probabilmente i contagi riprenderanno un po’ a salire. Negli Usa intanto i primi stati stanno dichiarando l’emergenza (fra loro New York). La Casa Bianca è ancora nella fase dell’understatement (il presidente Donald Trump raccomanda solo di stare calmi). I casi sono 500, ma in crescita esponenziale. I kit per la diagnosi cominciano a diffondersi, dopo l’incidente di uno dei lotti, difettoso, che è stato ritirato nei giorni scorsi. Nello stato di Washington lo stesso ceppo del virus è stato isolato in due individui che non avevano avuto contatti, il primo a gennaio il secondo a febbraio. Segno che sotto traccia l’epidemia ha continuato a circolare senza che nessuno se ne rendesse conto.
La Francia è il paese più vicino allo stato di allarme italiano, con due deputati contagiati, di cui uno in rianimazione. Ieri si sono superati i mille contagi. Da oggi per due settimane le scuole resteranno chiuse in due provincie: l’Oise e l’Alto Reno, dove i casi sono aumentati di 8 volte in 2 giorni. Il governo ha raccomandato ai ragazzi sotto ai 15 anni di non visitare nonni e anziani in genere.
La Germania, primo paese d’Europa in cui il coronavirus si è affacciato il 24 gennaio, sperava di aver limitato i contagi. Invece si avvicina ai mille casi (850 ieri). Berlino ha chiesto l’annullamento degli assembramenti, si prepara a misure di sostegno economico, dibatte se rinviare o no le partite di calcio e invita i cittadini a rinunciare volontariamente a compleanni e discoteche.
Linea dura a Mosca: chi sfugge ai 14 giorni di quarantena videosorvegliata rischia 5 anni di prigione. Il Giappone ha preso misure draconiane come le nostre in fatto di scuole, stabilendo la chiusura per un mese. La Corea del Sud ha reagito all’epidemia ordinando tamponi a tappeto: 200 mila, imponendo la quarantena per i positivi e chiamando i soldati a disinfettare le strade. Ha scoperto 7 mila casi, con un andamento esponenziale simile a quello dell’Italia, ma ha un numero contenuto di vittime: 50. Tre quarti dei casi del paese hanno come epicentro la setta semisegreta di Daegu, considerata un esempio di “superdiffusione”. Ma ieri il sindaco della città ha dichiarato che i contagi stanno rallentando.
Insieme al focolaio di Codogno, Daegu dimostra che scintille grandi imprimono alla curva dell’epidemia un andamento iniziale ripido. Nei tempi lunghi, i film si sovrapporranno. I paesi del mondo scopriranno di essere tutti sulla stessa barca.
Repubblica