È stata la protagonista dell’estate veneziana, ma da quanto affermano gli esperti ci sono molte probabilità che si rifarà viva, sbucando ancora con il suo musetto qua e là in giro per i canali. Una segnalazione è arrivata proprio qualche giorno fa, ma è ancora sotto verifica.
La storia della foca monaca, avvistata nelle acque della laguna non è una leggenda metropolitana e sarà ricostruita, con tanto di filmati e fotografie, oggi alle 17 al Museo di Storia Naturale di Venezia dallo storico William Klinger, dal naturalista Antonio Borgo della Lipu di Venezia e da Emanuele Coppola, presidente del «Gruppo Foca Monaca Italia». In principio nessuno credeva all’esistenza di Pryntyl, appellativo scelto tda un gruppo su Facebook e tratto dal nome della foca di una canzone di Vinicio Cappossela: ma quando i faccia a faccia sono proseguiti con insistenza, qualche dubbio è iniziato a sorgere perfino tra i più scettici. Il giovane esemplare in questione, di cui ancora non si conosce il sesso, ha saputo mantenere la suspance fino all’ultimo video dei coniugi Ferro di Chioggia, dove lo si vede saltare tranquillo e beato in mezzo ai bagnanti, nei pressi dell’Isola Verde. Il filmato è stato analizzato e, dopo accurate verifiche, si può dire con certezza che tutto è vero. «Come promesso», anticipa Coppola, «premieremo i coniugi Ferro, i primi che hanno portato una prova affidabile. Nel corso dell’incontro mostreremo comunque tutte le segnalazioni, sia quelle vere che un paio di burle che non consideriamo autentiche». I premiati riceveranno una copia di un’antica moneta con l’effigie di una foca monaca, come si usava un tempo nell’area focea che equivale al Golfo di Smirne in Turchia. Coppola mostrerà un filmato inedito, parte del documentario che sta realizzando sul ritorno della foca monaca nell’Alto Adriatico. Secondo le ipotesi, Pryntyl sarebbe infatti uno dei tre o quattro figli di una foca adulta che si è insediata nell’Istria meridionale e la cui presenza ormai è attestata: «Del maschio adulto non abbiamo le prove dirette», continua Coppola, «ma dai graffi riportati nella schiena della foca madre, è sicuramente presente». Le foche sono in grado di eprcorrere le 80 miglia che separano Veneto e Croazia in poche ore. «Sappiamo che è giovane», conclude Coppola, «perché dai filmati a Chioggia è chiaro che sta pescando da inesperto, mangiando soprattutto pesci piccoli e non sapendo ancora come pescare quelli grandi». Sarà anche giovane, ma di certo la foca Pryntyl ha un gusto estetico non da poco se si è scelta Venezia come futura casa sull’acqua».
La Nuova Venezia – 17 novembre 2013