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La maggior offerta di latte pesa sui listini futuri. A Veronafiere dal 31 gennaio mille capi bovini e l’evento clou del «Milk Day»

Dopo decenni di squilibri la zootecnia italiana sta vivendo una stagione senza particolari scossoni. Né per quanto riguarda il segmento lattiero caseario né tantomeno per quello delle carni. Sul fronte del latte e dei formaggi una volta chiusa la stagione delle quote latte – cancellate nell’aprile del 2015 anche se, come ribadito dalla Corte di Giustizia Ue, a carico dell’Italia c’è ancora un buco da saldare di oltre 1,3 miliardi – sotto il profilo del mercato, dopo un impatto non semplice, i produttori europei stanno ora vivendo una fase di equilibrio. Anzi, dopo decenni di eccedenze, negli ultimi mesi è stato riscontrato più di un caso di deficit di offerta, come ad esempio accaduto per il burro in Francia. «Il settore lattiero caseario europeo – ha detto le scorse settimane il commissario Ue all’Agricoltura, Phil Hogan – si è ripreso dalla crisi del 2015-16 (gli anni successivi alla fine del regime delle quote) e attualmente i prezzi del latte sono a livelli storicamente elevati. Naturalmente continuano a sussistere preoccupazioni, ma la domanda e i prezzi in particolare di prodotti come i formaggi e il burro continuano a rimanere sostenuti e non abbiamo più ricevuto richieste di sostegno finanziario da parte dei produttori».

È con queste positive premesse che il comparto zootecnico si dà appuntamento a Fieragricola di Verona, dove ben 2 padiglioni su 10 saranno dedicati alle tecnologie e ai prodotti per la zootecnia, le energie rinnovabili, mostre e concorsi per animali (realizzati in collaborazione con l’Associazione italiana allevatori) e genetica. In fiera saranno presenti anche mille capi bovini (contro i 600 della precedente edizione) con tre manifestazioni dedicate alle razze Holstein, Bruna e Limousine. Il 2 febbraio alla Fieragricola di Verona ci sarà poi l’appuntamento clou del Milk Day.

Tuttavia, tornando al mercato lattiero caseario le principali preoccupazioni ora sono legate ai prossimi mesi. Perché i dati riportati da Clal.it (sito di riferimento mondiale per il settore e partner di Fieragricola per il Milk Day) evidenziano per la Ue, nel periodo gennaio-novembre 2017, un incremento delle consegne marcato: +5,6% . Nel dettaglio, osservando i trend dei principali paesi produttori della Ue-28 di novembre, la Germania ha aumentato le produzioni su base tendenziale del 6,4%, la Francia del 4,9%, il Regno Unito del 7,8%, l’Olanda dell’1,9%, l’Italia del 3%, l’Irlanda del 16,1%, la Danimarca del 6,6%, il Belgio dell’11,6%. Quindi, nei primi 11 mesi del 2017 l’Unione europea ha prodotto complessivamente 2,2 milioni di tonnellate di latte in più rispetto allo stesso periodo del 2016 (+1,6%), superando i 143,2 milioni di tonnellate. Dati che lasciano immaginare un rientro dei prezzi rispetto ai trend attuali. Tuttavia la vera partita sarà quella di individuare la destinazione da dare a questa maggiore offerta di latte. Puntare sul latte in polvere è sconsigliato dai dati sugli stock Ue di polveri di latte scremato che al 31 ottobre scorso risultavano in crescita del 3,6% su settembre. Più probabile la via dell’export puntando su Sud Est Asiatico, Cina, Messico, Medio Oriente e Nord America, le aree più dinamiche del pianeta che garantirebbero equilibrio al mercato del latte.

Giorgio dell’Orefice – Il Sole 24 Ore – 25 gennaio 2018

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