Altro che santi, poeti e navigatori. Vista dall’estero l’Italia dei professionisti è sempre più un Paese di medici, infermieri e architetti. Sono queste infatti le figure professionali che nell’ultimo anno rilevato con completezza dall’Anvur (il 2015, ndr) hanno lasciato la penisola per cercare fortuna oltreconfine. Soprattutto in Svizzera e Regno Unito. Mentre il percorso inverso lo hanno compiuto gli avvocati e gli odontoiatri. La conferma giunge da un capitolo ad hoc dello studio realizzato dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca e presentato martedì a Roma.
Nell’esaminare la mobilità in ingresso e in uscita dei professionisti il paper si sofferma sugli ultimi sei anni sebbene i dati del 2016 siano solo parziali. E lo fa operando una prima distinzione tra i trasferimenti stabili e quelli occasionali. Se è vero che questi ultimi contengono i casi più curiosi – come i 3.808 maestri di sci e le 1.699 guide turistiche che hanno scelto il Belpaese per esercitare una prestazione temporanea – è indubbio che sono molto di più i primi a dare il polso dell’import/export di figure professionali da e con l’estero.
Dai dati emerge che nel periodo 2010-2016 sono 7.591 i laureati italiani in medicina che sono emigrati. Seguiti da 5.334 infermieri, 1.010 odontoiatri, 973 docenti di scuola secondaria e 710 farmacisti. Infermieri (3.303) e odontoiatri (2.143) che occupano anche le prime due piazze della classifica delle immigrazioni. Alle loro spalle si piazzano gli avvocati che hanno però la meglio (o la peggio a seconda dei punti di vista) nel saldo (+ 1.808) tra entrate e uscite delle professioni ordinistiche.
Gli specialisti nelle materie legali sono anche uno dei 4 sottogruppi – insieme a infermieri, odontoiatri e camici bianchi – esaminati dal rapporto, che evidenzia come il loro Paese di provenienza più ricorrente sia stata finora la Spagna. Un dato che non sorprende più di tanto e che include i tanti nostri connazionali che dopo aver preso la laurea in Italia sono diventati abogados nella penisola iberica salvo ritornare a esercitare la professione da noi. In terra spagnola è sufficiente frequentare un master (anche online) e superare un quiz a risposta multipla per prendere il titolo senza tutta la trafila italiana di prove scritte e orali per l’esame di avvocato. Un fenomeno che la stretta dell’anno scorso voluta dal Guardasigilli Andrea Orlando potrebbe avere almeno in parte attenuato.
Passando alle esportazioni degno di nota appare infine il caso delle professioni mediche e infermieristiche. In entrambi i casi le destinazioni più gettonate sono state il Regno Unito e la Svizzera. Una scelta che l’Anvur ha motivato con il binomio migliori opportunità di lavoro/stipendi più alti. E che – come tutte le discipline ordinistiche – potrebbe ora subire un contraccolpo per l’effetto Brexit.
Eugenio Bruno – Repubblica – 14 dicembre 2017