La Ragioneria generale dello Stato lo mette nero su bianco: se si vuole allargare la platea dei lavoratori esodati che potranno andare in pensione con le vecchie regole oltre la soglia delle 120mila persone lo si dovrà fare senza intaccare le risorse scaturite dall’ultima riforma previdenziale. Sono 120mila gli esodati che usciranno con le vecchie regole. Dal documento della Ragioneria generale dello Stato illustrato dall’ispettore generale capo Francesco Massicci in audizione presso le commissioni riunite di Lavoro e Bilancio della Camera emerge che il totale degli esodati ai quali é garantito l’accesso alla pensione con le vecchie regole é di 120.000 persone e che ulteriori interventi per aumentare questo numero «necessitano primariamente dell’individuazione dei necessari mezzi di copertura diretti ad assicurare una compensazione nell’ambito della complessiva spesa della pubblica amministrazione».
I risparmi della riforma delle pensioni sono già scontati In ogni caso, avverte la Ragioneria nel report, «i mezzi di copertura non potranno essere reperiti all’interno delle complessive economie previste a seguito della legge sulla riforma del sistema pensionistico dal momento che sono scontate negli andamenti di finanza pubblica a legislazione vigente e pertanto necessitano dell’adozione di ulteriori interventi compensativi nell’ambito degli equilibri di finanza pubblica (e primariamente nell’ambito della spesa pubblica)».
Pensioni. Per la Ragioneria dello Stato un allargamento ulteriore della platea richiederebbe coperture ad hoc
Esodati, costo di 9 miliardi per 120mila lavoratori
PRESSIONI BIPARTISAN Sindacati e partiti di maggioranza e opposizione ritengono insufficiente l’estensione dei salvaguardati prevista nella spending review
L’accesso al pensionamento con le regole pre-riforma Fornero riguarda in totale 120mila lavoratori, con un impegno finanziario di poco superiore ai 9 miliardi di euro, per il quale sono state individuate le coperture in specifici provvedimenti. Per l’eventuale allargamento della platea che potrebbe beneficiare di ulteriori deroghe, non si potranno utilizzare i risparmi della riforma prensionistica, ma si dovranno trovare forme di copertura ad hoc. A lanciare il monito è la Ragioneria generale dello Stato, nel documento illustrato ieri dall’ispettore generale capo Francesco Massicci, nell’audizione presso le commissioni riunite Bilancio e Lavoro della Camera Dopo aver individuato i primi 65mila lavoratori “salvaguardati” destinatari delladerogaai nuovi criteri pensionistici con il decreto interministeriale dello scorso di giugno per il quale dopo il visto della Corte dei conti si attende ancora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – nel decreto sulla spending review all’esame al Senato si è ampliata la platea da salvaguardare nel limite numerico di altri 55mila lavoratori. Si tratta nel complesso di uomila “salvaguardati”, coloro che – si legge nel documento della Ragioneria- «ancorché maturino i requisiti successivamente al 31 dicembre 2ou, in quanto prossimi al pensionamento, per i quali si manifesta la difficoltà alla permanenza nel mercato del lavoro, rientrano in categorie espressamente del-mite dal legislatore». Quindi – avverte la Ragioneria – ulteriori interventi finalizzati ad incrementare i lavoratori salvaguardati «necessitano dell’individuazione dei mezzi di copertura diretti ad assicurare una compensazione nell’ambito della complessiva spesa della pubblica amministrazione». Sempre la Ragioneria esclude l’utilizzo a questo fine dei risparmi della riforma pensionistica stimati in 30o miliardi al ao6o, dal momento che «afferendo all’ordinamento vigente, queste economie sono scontate negli andamenti di finanza pubblica a legislazione vigente», pertanto «necessitano dell’adozione di ulteriori interventi compensativi nell’ambito degli equilibri di finanza pubblica».
Questo chiarimento assume una certa rilevanza poiché, di fronte alla complessità del fenomeno dei cosiddetti “esodati” – non esiste ancora una stima definitiva ed esaustiva delle varie tipologie di lavoratori coinvolti – sindacati, partiti di maggioranza e di opposizione hanno già fatto sapere che ritengono insufficiente l’estensione della platea prevista dal decreto sulla spending review. Proprio in Commissione lavoro alla Camera è stato definito un testo unificato che oggi stesso potrebbe essere approvato come testo base, frutto dell’unificazione tra la proposta bipartisan della maggioranza – che ha come primo firmatario l’ex ministro del lavoro Cesare Damiano (Pd) – con due pro- poste avanzate da Idv e Lega. «L’orientamento è quello di presentare emendamenti al Senato alla spending review – spiega Damiano – accogliendo alcune indicazioni che arrivano dalla nostra Commissione. Il riconoscimento dei soli accordi di mobilità stipulati in sede ministeriale crea disuguaglianze, esclude ad esempio le intese siglate presso le direzioni provinciali del lavoro. Sulla prosecuzione volontaria, inoltre, sono previsti troppi paletti». Anche per Giuliano Cazzola (Pdl) «la copertura assicurata dal governo riguarda solo la platea che risponde ai criteri stabiliti dalla legge, che è inferiore rispetto ai lavoratori coinvolti». Cazzola da tempo spinge per una soluzione di carattere strutturale da trovare all’interno dell’ordinamento previdenziale; per evitare di trovarsi con una riforma pensionistica tra le più severe in Europa, ma piena di deroghe, propone una revisione in senso di una maggiore gradualità per le regole del pensionamento.
Ilsole24ore.com – 19 luglio 2012