Veneto Sviluppo, la grande finanziaria regionale, ha due vetture a noleggio, di cui una in uso al vice direttore generale Antonio Peretti che però l’aveva «concordata» e ne ha diritto come parte dello stipendio. Cav, la concessionaria che gestisce il Passante e l’autostrada Venezia-Padova, ha in garage 21 auto e 15 autocarri, il che non stupisce visto ciò di cui si occupa, mentre un po’ sorprendono le 6 auto a disposizione di Finest, impegnata «nell’internazionalizzazione delle imprese».
A meno che la corsa all’Est Europa non sia da intendersi su quattro ruote. Record assoluto per Sistemi Territoriali, che gestisce la «vaca mora» ossia la linea ferroviaria Mestre-Adria: 5 auto di servizio, 6 a noleggio più altre 14 in comodato d’uso dalla Regione, cui si aggiungono 16 autocarri (12 in comodato sempre da Palazzo Balbi), 4 rimorchi, una macchina operatrice ed un carrello sollevatore. Si consideri che Veneto Strade, che cura centinaia e centinaia di chilometri di arterie regionali e provinciali, si accontenta di 7 auto punto.
Sono, queste, solo alcune delle curiosità emerse dalla ricognizione sulle auto blu e i mezzi di servizio a disposizione delle società partecipate dalla Regione avviata dalla giunta su input del governo (si veda alla voce: spending review) e della commissione Bilancio del consiglio regionale. Ricognizione a cui una società soltanto si è rifiutata di rispondere, Autovie (come si legge nella delibera del 20 dicembre scorso «ha comunicato di ritenere di non essere obbligata a fornire alcuna risposta»), mentre molte altre, in particolare gli enti in via di chiusura come la società Alemagna, College Valmarana e Ferrovie Venete (ma anche Veneto Promozione, in passato al centro di accese polemiche sul rapporto costi-benefici) hanno fatto sapere di non avere in garage manco un motorino. Al report fa seguito un nuovo giro di vite sull’uso delle auto blu, assurte nel tempo a simbolo della Casta privilegiata, ma pure dei mezzi utilizzati da impiegati ed operai per adempiere ai compiti che vengono assegnati loro ogni giorno, il che induce a interrogarsi sulle conseguenze (magari non sempre volute) delle furiose revisioni della spesa degli ultimi tempi.
Tant’è, innanzitutto è introdotto l’obbligo per tutte le partecipate, siano esse di maggioranza o di minoranza, di pubblicare sul loro sito al 31 marzo di ogni anno l’elenco completo delle vetture a disposizione, seguito dai criteri di utilizzo, del numero di missioni effettuate e delle spese di rimborso, distinguendo se esse siano relative alle corse degli organi sociali (leggasi presidenti, amministratori delegati e consiglieri vari) oppure a quelle dei dipendenti. A questo si aggiungono poi altre tre pagine di allegato in cui vengono elencate in modo puntuale tutte le disposizioni relative all’uso delle auto, previsioni che suonano scontate oggi ma che non erano affatto tali fino qualche anno addietro. Così, ad esempio, viene sottolineato che l’uso dell’autovettura «dovrà essere tassativamente limitato» ai trasferimenti e ai viaggi del personale «nell’espletamento delle proprie incombenze d’ufficio» mentre è altrettanto «tassativamente» ma stavolta «vietato» l’uso per motivi privati, per il trasporto dei familiari o per il trasporto dei vertici aziendali e societari «dal luogo di abitazione al luogo di lavoro». Allo stesso modo «non può essere autorizzato» l’uso della propria auto «con successiva richiesta di rimborso», una consuetudine che in passato aveva provocato, chiamiamole così, distorsioni e stranezze. Non mancano, tra gli inflessibili criteri messi a punto dalla Regione, alcune regole che sembrano un po’ di complicate da rispettare, come quella che impone ai dipendenti inviati a chiudere un tubo o rattoppare una strada di utilizzare «in via prioritaria» i normali mezzi di trasporto pubblico. Ci vuole parecchia fantasia per immaginare una squadra di operai di Veneto Strade scendere dall’autobus con cartelli e attrezzi sotto braccio. Beninteso, se l’uso dei mezzi pubblici «è inconciliabile con gli impegni da assolvere» l’auto si può prendere ma occhio al «punto 4», dedicato al carburante: ci si può mettere al volante, sì, purché il piede sia leggero.
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 22 gennaio 2014