Via libera al riparto 2013 dei fondi alle Usl, che dovranno fare i conti con 200 milioni di euro un meno ed una spesa pro capite in calo in tutto il Veneto. La Regione prevede a fine anno un rosso di 270 milioni di euro e di altri 240 per il 2014 e intanto sospende il finanziamento delle prestazioni «extra Lea» a favore di anziani e disabili. La delibera “Assegnazione provvisoria alle aziende sanitarie del Veneto delle risorse finanziarie per l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza per gli esercizi 2013, 2014, 2015” è stata approvata a Natale. La delibera. Allegato A. Allegato B. Allegato C. «I livelli obiettivo di perdita – si legge nella delibera – andranno aggiornati in relazione ai risultati di esercizio conseguiti nell’anno 2012». Il quadro finanziario, infatti, è in continuo mutamento. «Le numerose, sistematiche e rilevanti manovre di finanza pubblica delineano una situazione straordinaria, caratterizzata dall’incertezza».
Avvertiti sono stati avvertiti. «Di fronte a voi c’è un lavoro da far tremare i polsi», sospirò il governatore Luca Zaia, presentandoli prima del brindisi di fine anno. E però chissà se ai nuovi direttori generali delle Usl sono stati mostrati pure i numeri che hanno ispirato il lugubre benvenuto: 200 milioni in meno nel 2013, spesa pro capite in riduzione dalle Dolomiti al Delta, un buco previsto al 31 dicembre (se le casse non saranno rimpinguate in corso d’opera) di 270 milioni di euro.
E lo stop momentaneo, in attesa di una drastica sforbiciata, al finanziamento delle prestazioni «extra Lea» destinate ai disabili ed agli anziani.
Il riparto del fondo annuale tra le 22 Usl venete, le 2 aziende ospedaliere di Padova e Verona e lo Iov, infatti, seppur provvisorio, parla chiaro: lo stanziamento complessivo passa da 8 miliardi 32 milioni di euro a 7 miliardi 831 milioni, con una perdita secca di oltre 200 milioni. A farne le spese, in termini assoluti, saranno soprattutto l’Usl di Padova (meno 24 milioni), di Verona (meno 23 milioni), di Treviso e Venezia (entrambe meno 17 milioni), che sono però anche le aziende che più ricevono dalla Regione, perché più popolate. Per farsi allora un’idea dell’impatto che i tagli avranno nel 2013 conviene mettere a confronto la spesa pro capite e cioè quanto ciascuna Usl potrà spendere nel 2013 per i propri abitanti: le cifre sono tutte al ribasso (picchi a Belluno, meno 60 euro, Venezia ed Adria, meno 58 euro) con le sole eccezioni di Mirano e dell’Alta Padovana, che vedranno invariato il loro budget.
Particolarmente interessante è poi la previsione di disavanzo 2013, perché da quest’anno i contratti dei direttori generali stabiliscono espressamente che il mancato raggiungimento dell’obiettivo di bilancio può operare come condizione risolutiva del rapporto di lavoro. Circa la metà delle Usl dovrà arrangiarsi con quel che arriverà, perché la proiezione è il pareggio, punto. L’altra metà, invece, godrà di una wild card, una sorta di franchigia dettata dal fatto che per la stessa Regione in quelle aziende non sarà possibile raggiungere l’equilibrio. E’ il caso, ad esempio, di Venezia (rosso di 69 milioni), dell’azienda ospedaliera di Padova (38 milioni) e di Rovigo (34 milioni). In totale, il buco che si profila all’orizzonte è di 270 milioni per quest’anno e di altri 240 milioni per il 2014. «I livelli obiettivo di perdita – si legge nella delibera approvata a Natale – andranno aggiornati in relazione ai risultati di esercizio conseguiti nell’anno 2012». Il quadro finanziario, infatti, è in continuo mutamento: «Le numerose, sistematiche e rilevanti manovre di finanza pubblica – continua la delibera firmata dall’assessore alla Sanità Luca Coletto – delineano una situazione straordinaria, caratterizzata dall’incertezza». Prova ne è che il dettaglio dei tagli imposti dalla spending review e dal decreto Balduzzi per il Veneto ancora non è stato calcolato, così come non sono disponibili i costi ed i fabbisogni standard su cui da quest’anno andrà parametrata la spesa sanitaria.
La prima conseguenza dei tagli è che per la prima volta, in Veneto, vengono messi in discussione i servizi «extra Lea» come il telesoccorso, gli assegni di cura per gli anziani e per la vita indipendente dei disabili, il trasporto dei portatori di handicap, il cui costo (circa 220 milioni) è stato finora sempre coperto dalla Regione. Mantoan dovrà allestire una commissione chiamata a valutare se questi servizi siano ancora sostenibili e, se sì, in che misura, e se non si renda necessario prevedere «una diversa modalità di compartecipazione nella loro erogazione». Il che significa che i pazienti e le loro famiglie potrebbero presto essere chiamati a contribuire di tasca loro. L’erogazione delle prestazioni «extra Lea», comunque, sarà subordinata al raggiungimento del pareggio di bilancio ed a scanso di equivoci, nell’attesa che Mantoan e la sua squadra completino il report, dal primo gennaio sono stati sospesi tutti i finanziamenti dedicati. «Di fronte a numeri del genere, l’unico modo per sopravvivere è riorganizzare il sistema, dando immediata attuazione al nuovo Piano socio sanitario – avverte il vice presidente della commissione Sanità Claudio Sinigaglia (Pd) -. Invece Lega e Pdl tergiversano e rinviano le nuove schede ospedaliere al dopo le elezioni secondo la logica “prima i voti e poi i tagli”. La conseguenza? Le Usl dovranno ridurre i servizi ed i pazienti si rivolgeranno sempre più alle cliniche private».
Corriere del Veneto – 5 gennaio 2012
Chi non raggiunge i risultati lascia la poltrona. Ma sono a rischio i servizi
La festa è già finita. Quando, nemmeno una settimana fa, sono stati nominati, sapevano che non sarebbe stata una passeggiata guidare un’azienda sanitaria in tempi di spending review. «Ma ogni rosa ha le sue spine», dicevano sorridenti i manager tra sè e sè. Ora quel sorriso ha già lasciato il posto a sguardi atterriti. Luca Zaia ha creato la squadra dei direttori generali, ma anche le regole del gioco. E nel 2013 sarà più duro che mai. Tagli orizzontali ai fondi destinati alle aziende sanitarie, obbligo di pareggio di bilancio per il 50 per cento delle Usl e per le restanti diktat di riduzione del deficit. Le pene? Chi non raggiunge i risultati lascia la poltrona. Un esempio? L’Usl 9 di Treviso si è vista tagliare di 40 euro la quota capitaria (ovvero la spesa pro capite), passata da 1550 euro a 1510.
L’azienda sanitaria avrà quindi un gruzzolo pro capite inferiore da impegnare per le prestazioni destinate ai suoi utenti. Per converso la giunta Zaia impone al neodirettore Giorgio Roberti il pareggio di bilancio. Stessa sorte anche per Asolo e Pieve di Soligo, che potranno contare su di un finanziamento rispettivamente di 379 milioni e 642 mila euro e di 334 milioni 742 mila euro. Quote capitarie tranciate di netto e obbligo alla quadratura dei conti.
Come faranno i manager a districarsi in questo ginepraio? Con buona pace del presidente della Regione, che auspica ospedali che sfornano esami anche di notte, i direttori generali dovranno puntare sull’appropriatezza terapeutica.
Ma a rendere il lavoro ancor più complesso, scatterà l’obbligo del pagamento dei fornitori a 60 giorni. Il 2013 quindi sarà segnato da vecchi debiti da saldare (l’Usl 14 di Chioggia impiega oltre 500 giorni per saldare i conti con le aziende) e dalla corsa per non crearne di nuovi. Le Usl trevigiane devono chiudere con il bilancio in ordine, ma sono in buona compagnia. Devo raggiungere il pareggio l’istituto oncologico veneto, l’Usl 22 di Bussolengo. Sarà più dura per Adria, la cui somma pro capite è diminuita da 1829 euro a 1771. Per l’Usl 13 di Gino Gumirato la strada sarà meno in salita: è tra le aziende costrette al pareggio, ma la quota capitaria non è stata toccata. Se la passano malino anche le vicentine (Usl capoluogo esclusa): Bassano, Alto vicentino e Ovest vicentino obbligate ad avere i conti in ordine, a fronte di una riduzione del finanziamento che varia dai 16 (Usl 5) ai 46 euro (Usl 4).
Cambia provincia, ma la musica resta la stessa a Feltre, che, pur essendo un’azienda sanitaria con peculiarità territoriali, si è vista tagliare la quota capitaria di 32 euro. La Regione tira la cinghia, ma conta già di chiudere il 2013 con un buco di 270 milioni di euro. Chi avrà il semaforo verde per sgarrare dal pareggio? Le due aziende ospedaliere, Padova (meno 38 milioni) e Verona (meno 30), Rovigo (meno 34). Venezia guida la classifica delle Usl in “rosso preventivo”: è già a meno 69 milioni.
Armato di questi numeri, il consigliere regionale del Pd Claudio Sinigaglia va all’attacco del governatore: «Meno risorse, obbligo al pareggio di bilancio e ancora nessuna programmazione. Come faranno i manager a far quadrare i conti? Dovranno tagliare i servizi. A questo punto perché si ritarda ancora la programmazione prevista nel nuovo piano socio sanitario? Perché non sono state ancora approvate le schede? Sono certo che non saranno approvate prima delle elezioni politiche. È questo il buon governo di Zaia? Prima incassa i voti e poi procede ai tagli? Quali ospedali saranno chiusi, dismessi o riconvertiti? Ancora non si sa. L’unica certezza sono la riduzione delle risorse e quindi il taglio dei servizi, senza alcuna riorganizzazione. A danno delle tasche e della salute dei cittadini».
Il Mattino di Padova – 5 gennaio 2012