Luigi Grassia. Arrivano reazioni diverse alla decisione del Wto (l’organizzazione mondiale dei commerci) che nei giorni scorsi ha dato ragione all’Ue nella «guerra dei prosciutti», condannando il blocco in Russia delle importazioni delle carni suine europee. Secondo la Commissione europea, questa sentenza «trasmette un segnale forte alla Russia e a tutti i membri del Wto sull’obbligo di rispettare le norme internazionali».
Invece la Federalimentare, che associa le industrie alimentari italiane, pur lieta che gli esportatori italiani di salumi possano ricominciare a lavorare a Mosca, dice che «non è con i ricorsi che si superano gli ostacoli tra Unione europea e Russia». Secondo il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia, «il rispetto delle regole del Wto è certamente importante, ma i pronunciamenti tecnici lasciano irrisolti i problemi politici. Continuiamo a fare appello alle due parti, la Russia e l’Ue, perché revochino le sanzioni e le contro-sanzioni che hanno già comportato un danno alle esportazioni agroalimentari italiane che supera i 250 milioni di euro».
Da due anni Mosca bloccava i salumi europei per presunte ragioni sanitarie (un problema di peste suina in Lituania). Ma gli esperti del Wto incaricati di giudicare la questione hanno concluso che i rischi sanitari erano pretestuosi. «I prodotti europei sono sicuri» rivendica la Commissione europea. «L’Ue dispone di uno dei più efficaci sistemi di sicurezza alimentare e di salute degli animali del mondo. Il divieto russo di import ha avuto ragioni di natura esclusivamente politica».
La Stampa – 23 agosto 2016