La seppia di Chioggia, da sempre pescata e lavorata con sistemi tradizionali negli stabilimenti locali, ha ottenuto il riconoscimento ufficiale di “prodotto tradizionale” con decreto del Ministero delle politiche agricole del 5 giugno. Ora i produttori potranno riportare in etichetta e nel materiale promozionale la frase: “Prodotto inserito nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali”. Al consumatore la certezza di un alimento di eccellente qualità organolettica ottenuto attraverso processi produttivi che ne garantiscono la genuinità. “Il primo requisito – spiegano Luciano Boffo e Patrizia Buratti dell’Usl 14, membri del Comitato scientifico che ha reso possibile il riconoscimento – è che le ‘sepe de Ciosa’ provengano esclusivamente dalla pesca locale. Vai alla scheda nell’Atlante dei prodotti agroalimentari tradizionali
La Seppia di Chioggia Prodotto Tradizionale della Regione Veneto 2014
La seppia, da sempre pescata dalle marinerie di Chioggia e lavorata con sistemi tradizionali dagli stabilimenti della città, ha finalmente ottenuto il riconoscimento ufficiale di prodotto tradizionale con il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 6 giugno 2014 ed è stata inserita nella “Quattordicesima Revisione dell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali”. Il primo requisito è che questo mollusco cefalopode, denominato seppia bianca di Chioggia, sepe de Ciosa o seppioline di Chioggia, provenga esclusivamente dalla pesca locale, ma quali sono le altre caratteristiche che hanno fatto delle sepe de Ciosa un prodotto riconosciuto a livello nazionale? Lo abbiamo chiesto a Luciano Boffo e Patrizia Buratti, dei servizi veterinari dell’Ulss 14, già autori, nel dicembre scorso, del “Manuale di Corretta Prassi Igienica della Pesca e Lavorazione della Seppia nell’Alto Adriatico” e membri del Comitato Scientifico che ha reso possibile l’attuale inserimento della seppia di Chioggia tra i prodotti tradizionali.
“Il nostro compito – spiegano Boffo e Buratti – E’ stato innanzitutto quello di ricostruire e documentare con scritti e fotografie le imbarcazioni, gli attrezzi e i sistemi impiegati per la pesca e la lavorazione della seppia nei secoli scorsi evidenziandone gli aspetti di continuità con i sistemi di preparazione tutt’oggi in uso a Chioggia. La codifica dei requisiti igienico-sanitari delle lavorazioni e del valore nutrizionale del prodotto finito ha tenuto conto proprio delle particolarità della tecnologia produttiva impiegata a Chioggia a partire dalla prima metà del secolo scorso, quali l’eviscerazione e la spellatura rigorosamente manuale del cefalopode e i ripetuti lavaggi in acqua salmastra depurata sotto pressione”.
Proprio il trattamento esclusivo con acqua salmastra depurata, la cui salinità e composizione in microelementi coincidono con quella dell’ambiente naturale in cui il mollusco vive, consenta di ottenere un prodotto finito di particolare pregio.
D’ora in avanti dunque si potrà apprezzare la seppia di Chioggia per le sue carni tenere e gustose con la consapevolezza di consumare un alimento di eccellente qualità organolettica e che per le informazioni fornite circa i processi produttivi, la disponibilità e la provenienza può a ragione ritenersi genuino.
Il riconoscimento ufficiale di prodotto tradizionale può essere considerato uno strumento informativo per il consumatore e di marketing per le imprese locali. I produttori infatti possono riportare in etichetta e nel materiale promozionale la seguente frase: ”Prodotto inserito nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali”.
I progetti e le aspettative per la seppia di Chioggia e i produttori locali non finiscono qui: l’ultima informazione riguarda infatti l’attività del Comitato Scientifico che, riferiscono Boffo e Buratti è attualmente impegnato nella messa a punto di una procedura per la codifica di un marchio di qualità delle “sepe de Ciosa”. (foto di Amos Loffreda e Patrizia Buratti)
Il Veneto pubblica online due Atlanti analitici dedicati alle produzioni Dop e Igp e alle coltivazioni del territorio
Una vera e propria mappa delle Dop e delle Igp regionali: a lanciarla, su una piattaforma online, è la Regione Veneto che, in collaborazione con Veneto Agricoltura, ha curato la pubblicazione di due Atlanti analitici dedicati alle produzioni Dop e Igp e ai prodotti agroalimentari tradizionali del Veneto. Con l’obiettivo di far conoscere, soprattutto in vista di Expo 2015, 371 prodotti tradizionali, considerati rappresentativi di tutte le provincie venete e appartenenti alle principali tipologie di prodotto.
«La nostra è regione di sapori genuini straordinari e qualità al massimo livello – ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura Franco Manzato – grazie a centinaia di prodotti che esprimono tradizione, innovazione e lavoro dei nostri agricoltori e dei nostri artigiani».
Si tratta di 18 specialità a Denominazione d’Origine Protetta (dai prodotti a base di carne o di origine animale ai formaggi, dagli oli all’ortofrutta, dai cereali ai prodotti del mare) e di altrettanti prodotti a Indicazione Geografica Protetta: 36 prodotti «di punta» che fanno del Veneto la prima regione italiana nelle specialità agroalimentari con riconoscimento e tutela comunitaria. A questi si aggiungono 371 prodotti agroalimentari tradizionali, dalle bevande alle carni dio ogni tipo, dai grassi ai formaggi, dalle produzioni vegetali naturali o trasformate alla pasta e alla panetteria, dalle produzioni ittiche al miele’.
Di questi prodotti gli Atlanti presentano un compendio unitario, di facile e omogenea consultazione. «’In vista di Expo 2015, momento nel quale il Veneto si presenterà al mondo attraverso le proprie peculiarità agroalimentari e vitivinicole – conclude Manzato – è doveroso avere a disposizione uno strumento che permetta di conoscere tutte assieme queste eccellenze che rappresentano autenticamente il nostro territorio e che sono un patrimonio di sapori a livello mondiale».(Il sole 24 Ore)
23 agosto 2014