Non c’è verso. L’effetto combinato tra manovre economiche (tagli e tasse), calo dei consumi, aumento del prezzo delle materie prime e degli alimentari ha un solo possibile esito: l’esborso perle famiglie italiane continua a crescere, mentre i redditi sono stagnanti se non in contrazione.
Ecco una breve scheda riassuntiva di quanto succederà al ritorno dalle ferie, che parte da un dato storico. Negli ultimi anni è andata malissimo, come ha calcolato la solita Cgia di Mestre, secondo la quale nell’ultimo decennio a fronte di un aumento cumulato dell’inflazione del 24 per cento l’acqua potabile è cresciuta del 70 per cento, il gas del 57, la raccolta dei rifiuti del 55, i treni del 50 e così via, con tutte variazioni superiori a quelle del costo della vita. Un solo segno meno, quello per i servizi telefonici, che nel decennio sono scesi del 7 per cento. Ma non c’è problema: dal 2 settembre il gestore Tim aumenterà la tariffa base giornaliera per la navigazione mobile su web da 2 a 3 euro, seguendo Vodafone che l’aveva portata a 4 euro già a luglio scorso. Non si tratta di una stangata, ma il segnale non è quello sperato dai consumatori in questo momento di crisi.
CON QUESTE premesse cosa è lecito attendersi per l’autunno 2012? Secondo le associazioni dei consumatori nulla di buono. Per il Codacons il rientro al lavoro significherà innanzitutto un aumento di 550 euro (su base annua) della sola spesa per gli alimentari: “In base alle nostre stime – ha precisato il presidente Carlo Rienzi – alla riapertura dei negozi e delle attività commerciali tra fine agosto e i primi di settembre, si verificherà un aumento generalizzato dei prezzi, mediamente del 5-7% con punte fino al 10% per quei beni legati strettamente alle quotazioni dei carburanti, con una maggiore spesa a famiglia pari a 550 euro l’anno solo per gli alimentari”.
ADUSBEF e Federconsumatori allargano lo sguardo e fissano gli aumenti, sempre su base annua, a 2.333 euro per famiglia. Questa è la cifra che, a parità di beni e servizi acquisiti, dovrebbero spendere in più gli italiani nel 2012. L’Imu sulla prima casa è quella che peserà maggiormente, con un impatto medio di 405 euro per famiglia. A seguire gli alimentari, che per le due associazioni peseranno “solo” per 392 euro, seguite dai carburanti per 276 euro, grazie non solo al petrolio che resta sempre poco sotto i 100 dollari al barile, ma anche all’ultimo aumento dell’accisa del-l’ 11 agosto scorso da 0,51 centesimi al litro, Iva compresa, che com’è noto si calcola sul prezzo totale. Una tassa sulla tassa insomma.
Gli automobilisti si confermano i tartassati d’Italia anche per l’aumento medio delle assicurazioni Rc auto di 78 euro, con il risvolto tragicomico che parte di questi rincari potrebbero arrivare dalle addizionali provinciali, ovvero da quegli enti che (in parte) sono destinati a scomparire e che ne frattempo faranno un po’ di cassa per continuare nella loro battaglia di resistenza. “Tutte queste voci in crescita peseranno sul livello di consumi” dice al Fatto Quotidiano Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, “aggravando la situazione esistente. Ma le manovre di aggiustamento del bilancio pubblico Tremonti-Monti da complessivi 210 miliardi di euro in quattro anni pesano da sole per 2.700 euro a famiglia dal 2012 in poi, che vanno aggiunte ai rincari privati. Ma se le aziende pagheranno un’Imu che è mediamente più alta di 1.160 euro circa rispetto alla corrispondente Ici, oltre a tutti i rincari di materie prime e costi per l’energia, come potranno non scaricare sul prezzo dei loro prodotti? Stiamo entrando in un pericoloso circolo vizioso”. La prossima revisione delle tariffe di gas ed elettricità, altre due voci caldissime insieme a trasporti e autostrade, sarà a fine settembre. A fine giugno erano cresciute rispettivamente del 2,6 e dello 0,2 per cento. Questa volta potrebbe andare meglio, vista la dinamica del petrolio. Incrociamo le dita.
Il Fatto quotidiano – 21 agosto 2012