Maggiore attenzione alle coltivazioni del Mediterraneo, sostegno ai giovani, più tutela all’ambiente: dopo il via libera ieri al nuovo bilancio europeo, ridotto a 960 miliardi per i prossimi 7 anni, oggi a mezzogiorno il Parlamento, riunito a Strasburgo, vota sulla riforma della Pac, la Politica agricola comune europea, che porta molte novità.
E’ un momento storico: se passa, per la prima volta il Parlamento europeo riesce a cambiare profondamente la proposta iniziale della Commissione per riformare uno dei cardini dell’Unione europea fin dalle origini, come segnalano gli oltre ottomila emendamenti presentati dagli eurodeputati. «Se abbiamo salvato le colture mediterranee è merito del nostro lavoro. Con questa riforma della Pac dimostriamo non solo che la co-decisione tra Consiglio e Parlamento, i cui poteri sono stati rafforzati dal Trattato di Lisbona, funziona ma che le cose si possono modificare. L’Europa siamo noi: se vogliamo cambiarla, dobbiamo esserci, impegnarci e vedremo che da Bruxelles possono arrivare cose positive», afferma Paolo De Castro, eurodeputato e presidente della commissione Agricoltura e Sviluppo rurale.
Frutto di due anni e mezzo di negoziati, che hanno prodotto 4 dossier per oltre 600 pagine, il compromesso finale taglia il bilancio per i sussidi Ue all’agricoltura a 374 miliardi, circa il 40% dell’intero bilancio comunitario: 30 anni fa, la Pac ne rappresentava il 70%. «La nuova Pac è più equa, perché ridistribuisce gli aiuti premiando le aziende che prima erano esclusa a svantaggio di chi ne riceveva troppi. E’ più giovane, perché introduce un aiuto obbligatorio a tutti gli agricoltori europei con meno di 40 anni: abbiamo stanziato 6 miliardi a questo scopo. Ma è anche una politica più agricola verde, perché è più rispettosa dell’ambiente: il 30% degli aiuti saranno vincolati alle pratiche ecologiche, con la fine della monoculture e la creazione di aree naturali dedicate a fauna e flora, che dovranno essere almeno il 5% della superficie di ogni azienda», spiega De Castro al telefono da Strasburgo.
Ma le novità sono tante: «Abbiamo stabilito che i fondi della Pac siano assegnati solo agli agricoltori professionali, in questo modo vendono esclusi ad esempio i campi da golf o le superfici gestite da società immobiliari. Il Parlamento ha poi introdotto un meccanismo di tutela perché i tagli ai sussidi degli agricoltori non superino il 30% di quanto hanno percepito fino a oggi, per evitare riduzioni troppo drastiche. Inoltre con la riforma gli agricoltori dovranno percepire almeno il 60% della media nazionale. Si tratta di un fatto particolarmente importante per l’Italia, che in questo modo vedrà triplicare gli aiuti, perché alcune zone, come il Trentino, non hanno mai ricevuto sussidi, perché finora la frutticoltura era esclusa dagli aiuti diretti», racconta l’eurodeputato e agronomo. O ancora: arrivano nuovi strumenti per rafforzare le imprese e aiutarle a gestire i rischi attraverso sistemi assicurativi e fondi mutualistici.
L’Italia nel complesso riceverà circa 6 miliardi in media all’anno (4 miliardi di aiuti diretti e 2 miliardi per lo sviluppo rurale) per i prossimi 7 anni. La Francia resta il maggior beneficiario, con circa 9 miliardi di aiuti all’anno, seguita poco distante dalla Germania. Poi vengono Italia, Spagna e Polonia. Non è la politica agricola dei sogni, perché manca tutta la parte di sostegno alla ricerca e all’innovazione per vincere la grande sfida del futuro di produrre di più con meno risorse. «Ma con questa riforma vince il Sud rispetto al Nord Europa, perché tradizionalmente la Pac ha sempre sostenuto carne, latte e creali, a svantaggio dell’olio di oliva e dell’ortofrutta, che ora difendiamo con nuovi strumenti per la gestione delle crisi, con sostegni alle organizzazioni dei produttori», sostiene De Castro. Che ricorda come le risorse europee non sono dirette soltanto all’agricoltura ma riguardano anche formaggi, prosciutti, vino. Come dire: l’intero comparto alimentare, che per noi vale quasi il 16% del Prodotto interno lordo.
Corriere della Sera – 20 novembre 2013