Nuove segnalazioni del fenomeno. Legambiente: «Non va minimizzato». Nei giorni scorsi maxi sversamento di liquami fra Lonato e Padenghe
Lazise e Bardolino. Continua a destare preoccupazione la moria di pesci registrata nei giorni scorsi tra Bardolino, Lazise e Peschiera. Dopo le prime denunce sono stati segnalati casi analoghi anche sul lungolago di Pacengo, in località Bosca e vicino al campeggio Eurocamping, dove a riva oltre ai pesci è morta anche una biscia d’acqua. A Bardolino invece il problema si è ripresentato anche dopo l’intervento di alcuni operai del Comune, che avevano cercato di «tamponare» la situazione prelevando i pesci morti e la strana sostanza galleggiante, di colore tra il bianco e il verde-marrone e a tratti schiumosa, di cui non si conosce ancora la natura. L’allarme, partito proprio da Bardolino la settimana scorsa grazie alla segnalazione di alcuni turisti, è stato poi diffuso sabato da Legambiente Verona, e il presidente Lorenzo Albi ha inviato una richiesta ai comuni interessati affinché incarichino l’Arpav di effettuare tutte le analisi necessarie. A preoccupare sono però anche le strane coincidenze che hanno interessato il lago nel giro di pochi giorni: dal caso della fuoriuscita di gasolio nel porto di Garda, allo sversamento di liquami bovini nel Rio Maguzzano, che confluisce nel lago a Lonato, sulla sponda bresciana. Qui l’incidente era stato provocato, martedì scorso, dalla rottura di una cisterna contenente liquami zootecnici appartenente a un’azienda agricola del luogo. Uno sversamento di circa mille metri cubi di liquami, che ha portato al sequestro cautelativo della cisterna guasta e dell’altra rimasta integra, ma anche al divieto di balneazione sul tratto di spiaggia tra Lonato e Padenghe, divieto poi ritirato sabato. A tutto ciò si è aggiunta la moria di numerosi esemplari di cavedani, appartenenti alla stessa famiglia delle scardole, i pesci morti identificati da alcuni pescatori a Lazise. Annalisa Mancini, presidente del circolo locale di Legambiente «Amici del Garda», le definisce come «fatali coincidenze» e per quanto riguarda i casi di Lazise e Bardolino non esclude nessuna ipotesi: «Speriamo che le situazioni non siano correlate ma in ogni caso l’importante è non minimizzare e non abbassare la guardia». Della stessa idea anche il presidente di Legambiente Verona: «Bisogna evitare di sminuire il problema come spesso avviene: voler nascondere gli effetti negativi dell’inquinamento è sicuramente dannoso per l’ambiente ma lo è altrettanto per il turismo che, contrariamente a quanto si pensa, è sempre meno disponibile alle frottole e più informato». Le cause che sembrano compromettere il lago potrebbero però non essere lontane da quanto già denunciato in questi anni dalle associazioni ambientaliste e non solo, come ricorda Annalisa Mancini: «Il sospetto è che si tratti di un fenomeno importante, causato dalla mano dell’uomo: motoscafi, scarichi abusivi, sversamenti impropri, le falle del collettore e il problema degli “sfioratori”, che rilasciano in superficie il contenuto del collettore quando questo è troppo pieno. Anche il fenomeno dell’eutrofizzazione (l’eccessivo accrescimento delle piante acquatiche, ndr) ha tra le sue cause la presenza di detersivi e fertilizzanti». Una situazione da gestire nel più breve tempo possibile, se si vuole evitare di compromettere, oltre all’ecosistema, anche la stagione turistica, già partita col piede sbagliato a causa del maltempo.
L’Arena – 10 giugno 2013