Rinviano le cure, quelle del dentista poi, così inavvicinabili. Ma non solo quelle, è chiaro. O peggio ancora, smettono del tutto di curarsi. Anziani, giovani, le famiglie già sotto la soglia di povertà. Undici milioni di italiani che lasciano per strada la loro salute, come uno straccetto da gettare nel cestino, sono un esodo biblico. I dati del Censis, una conferma delle analisi di tutti i principali centri di ricerca, vanno letti in diversi modi.
Anzitutto la sostenibilità della sanità pubblica – il “tema dei temi” – e la valutazione preventiva degli effetti che i colpi di maglio di questi anni stanno producendo sullo stato di salute reale, che non si percepisce immediatamente ma che prima o poi si fa sentire pesantemente, tanti e tali sono i tagli e taglietti talvolta invisibili che poi sommati producono un disastro.
Ma c’ è poi il buco nero del sistema e del modello organizzativo, senza confondere le realtà virtuose che pure ci sono con quelle spazzatura. La vergogna delle liste d’attesa, non raramente vinte lavorando di notte e usando tutto a pieno regime, può essere sconfitta. L’abuso della libera professione intramoenia dei medici può essere azzerato. E così la corruzione. Le regole ci sono, sicuramente vanno rafforzate. Ma usate davvero. Con coraggio e pervasivamente. Ben sapendo però che gli ospedali scoppiano anche perché senza turn over tutto peggiora. E la gente scappa dalle cure e dal Ssn. (R.Tu)
Il Sole 24 Ore – 9 giugno 2016